L'INDESCRIVIBILE - Bob Adamson

L’oggetto di una descrizione non può mai venire descritto in sè (per quello che è) . Tutto quello che facciamo è descrivere quello che è. Proprio qui, proprio adesso, è quello che sta accadendo. Non c’è nient’altro. Principalmente c’è il registrare ogni cosa. Come uno specchio sul muro sta riflettendo ogni cosa in fronte ad esso, così l’essenza, intelligenza, o comunque la vuoi chiamare, sta registrando ogni cosa solo così com’è. Hai sentito una sirena ma non è necessario che tu dica che era una sirena. Stai sentendo questa voce, vedendo le cose nella stanza, sentendo il tuo corpo che sta seduto sulla sedia. Tutto proprio così com’è. E, proprio così com’è, che cosa si può dirne? Non ne puoi dire nulla. O è o non è. La descrizione non può mai essere l’oggetto che viene descritto, quello che è. Anche il pensiero viene registrato. Poi viene discriminato in ‘questo pensiero’ o ‘il mio pensiero’ o qualunque parola possa essere. 
 Invece sii consapevole di quello che è proprio così com’è. Per esempio stai camminando da qualche parte e non dai nomi a nulla, non c’è nessun pensiero che si manifesti. Passi delle case, degli alberi, i picchetti di un recinto o qualunque cosa sia nella strada. Non hai bisogno di dare nomi a ogni singola cosa. Possono anche manifestarsi i tuoi pensieri e la tua mente potrebbe essere totalmente coinvolta in quei pensieri.

Oppure un pezzo di marciapiede può essere più alto dell’altro ma non ci inciampi. Viene immediatamente registrato e verranno presi i passi appropriati. O se c’è una folla che cammina per la strada non è che urti tutti. Ti ritrovi a evitarli senza sforzo, senza doverci pensare su. Verranno da tutte le direzioni ma quell’intelligenza sta registrando ogni cosa così com’è. E, nel momento, si manifesta l’attività appropriata. E’ lo stesso per i tuoi pensieri.
Mentre continui a camminare passi questa casa o la successiva. E mentre cammini si manifestano anche dei pensieri. Vengono registrati così come sono. Che accade? La casa che hai appena passato è scomparsa dalla vista, lo stesso accade per il pensiero, viene lasciato indietro e anch’esso scompare.


Può darsi che un pensiero venga agito e il successivo no. L’unico modo in cui possiamo cambiare quello che è è correggerlo, modificarlo o alterarlo in qualche modo. La sola cosa che può fare questo è la mente: ‘Quella sedia lì è nella posizione sbagliata e voglio spostarla’. Non è più quello che è. E’ quello che pensi che ti piacerebbe che fosse. Tutto quello che è accaduto, il pensare ‘quella non dovrebbe essere lì’, in sé, non ha nessun potere. E’ solo un pensiero; è solo basato su delle parole.


Ma si riferisce a questo ‘io’ che io credo, o ho creduto, di essere fino a che non ho investigato. E’ così perché quello che è stato aggiunto a quell’ ‘io’, quella credenza, è diventato il ‘centro di  sé’ o ‘il punto di riferimento’. Ogni cosa viene valutata da quel punto di riferimento. E poiché è strettamente associata a quella intelligenza pura è arrivata a credere di essere l’intelligenza.


Come un pezzo di ferro sul fuoco diventerà rosso e brucerà, proprio come il fuoco. Ora se il ferro avesse una mente penserebbe di essere il fuoco: ? Brucerò questo e quello’. Ma toglietelo dal fuoco e che cosa può fare? La stessa cosa coi pensieri: ‘io posso’ ‘io voglio’ ‘io sono’. Toglieteli dalla consapevolezza o coscienza o quella pura intelligenza: che sostanza hanno? Possono rimanere senza quello? Puoi avere un solo pensiero se non sei conscio o consapevole?
Il pensiero con un’abitudine continua pluriennale ha creduto di essere l’intelligenza pura. Crede di avere realtà, di aver potere, di avere volontà, di potere fare quello che gli pare e quello che pensa di voler fare. Per questo è necessaria questa investigazione. Fermati e interrogati. Guarda quello che hai creduto di essere. Il pensiero in sé non può fare nulla!


 Perché quel pensiero ‘io vedo’ non può vedere! Il pensiero ‘io sento’ non può sentire! Il pensiero ‘io sono consapevole’ non può essere consapevole! Ma c’è vedere, c’è sentire, e c’è consapevolezza. Sta accadendo proprio adesso! Il vedere in sé non può concettualizzare. Non può dire ‘io sto vedendo questo’. Né può, il sentire, dire ‘sto sentendo questo’.  C’è solo puro vedere e puro sentire. Viene concettualizzato dalla mente che deve riferirsi a qualche memoria del passato per trovare quel nome. E la mente, ‘il me’, il pensiero che ho di me stesso, è il passato. Quel centro a cui costantemente ci riferiamo o a cui crediamo non è che un’immagine morta. Adesso puoi capire perché questo centro non può mai essere felice, non può mai essere completo o intero: perché non può essere all’altezza di quello che è.
Quello che è è questa manifestazione, questa manifestazione temporanea che cambia continuamente. Come un fiume è in flusso continuo. Come può un secchio d’acqua preso dal fiume seguire il fiume? Impossibile. Così ti diciamo, proprio qui, che quello che stai cercando lo sei già! 


L’idea di separazione è solo un concetto. Con l’idea di separazione viene immediatamente il senso di insicurezza e vulnerabilità.
Qualunque cosa pensi o creda di essere separata deve sentirsi isolata e sola, separata da ‘me’, altro da ‘ me’. E’ così che funziona la mente. Non appena c’è un ‘me’ ci deve essere un ‘altro da me’ e quella è l’apparente separazione. Quella è la causa di tutti i nostri problemi. Quando questo viene compreso che problema c’è se non c’è nessun centro a cui riferirlo? Lo vedi?

Commento: è la descrizione di alcune differenze tra la mente “sequenziale”, analitica, soggettiva e quella “parallela”, automatica, sub-personale. Ma anche quello che sembra oggettivamente in sé è l’attività della mente, la ri-creazione della mente e non può esistere senza la coscienza che lo riflette in sé…