San Diego, California 18 Gennaio 2001
Domanda:
So al cento per cento che questa entità personale, questa
individualità, è, in verità, non esistente. Questo è conosciuto. Ma
qualche volta dimentico completamente e mi lascio portare via, e non mi
piace quello che accade.
Guardando
indietro mi chiedo come ho potuto identificarmi completamente coi miei
pensieri e desideri e dimenticare quello che so.
Gangaji: Sì come hai fatto a farlo? E’ questo che devi vedere, perché c’è un “come”.Per arrendersi non c’è un “come”. Ma c’è un come all’identificazione.
Anche questa identificazione viene dalla Coscienza?
Sì
Allora non è colpa mia (risata)
E’
colpa tua, perché anche la colpa viene dalla Coscienza. “Non è colpa
mia” è un modo ambiguo per uscirne.E’ un trucco della mente.
Come posso essere vigile per non ri-identificarmi, deve essere privo di sforzo?
C’è sforzo nella vigilanza se c’è un “te” che esercita la vigilanza. Questa vigilanza è ancora proprietà della mente. Ma tu chi sei? Se non sei questo individuo, chi sei?
C’è sforzo nella vigilanza se c’è un “te” che esercita la vigilanza. Questa vigilanza è ancora proprietà della mente. Ma tu chi sei? Se non sei questo individuo, chi sei?
Non so come descrivermi.
Allora
gli darò io un nome. Tu sei coscienza. Tu sei consapevolezza. La
vigilanza è la natura della consapevolezza. Il momento che la vigilanza
diventa uno sforzo è il momento in cui la mente ha cooptato la
vigilanza. Allora la vigilanza verrà abbandonata per identificarti con
l’attività della tua mente. Tutta l’attività della mente appare e
scompare. Ma tu, chi tu sei veramente, è sempre qui. Sempre. Prenditi un
attimo e guarda indietro a uno di quei momenti in cui ti sei totalmente
identificato col dramma, col film, e non ti è piaciuto il comportamento
che ne è derivato. Puoi vedere il momento in cui hai abbandonato la
verità ti sei identificato col dramma? Ci sono tanti momenti che
conducono lì, ma c’è stato un momento particolare in cui c’era una
scelta. E’ arrivato con la velocità della luce.
L’ego,
che è la falsa identificazione, appare con la velocità della luce. Ma
tu sei presente mentre appare. Quando guardi indietro nella tua mente
verso quel momento, che cosa è accaduto?
Sembra che l’identificazione sia semplicemente accaduta e io….
Capisco che sembri così, ma ti sto chiedendo di guardare più da vicino a dei meccanismi più sottili. Quando guardi da fuori è la ruota che ha cominciato a girare. Ma se guardi un po’ più da vicino vedi, aha, non era solo la ruota che cominciava a girare. C’era questa piccola cosa qui e questa piccola cosa lì e quell’altra cosa….e poi la spinta ha continuato ad andare TI sto chiedendo di guardare un po’ più profondamente alcuni atteggiamenti, nutriti da alcune emozioni, accompagnati da qualche pensiero.
Capisco che sembri così, ma ti sto chiedendo di guardare più da vicino a dei meccanismi più sottili. Quando guardi da fuori è la ruota che ha cominciato a girare. Ma se guardi un po’ più da vicino vedi, aha, non era solo la ruota che cominciava a girare. C’era questa piccola cosa qui e questa piccola cosa lì e quell’altra cosa….e poi la spinta ha continuato ad andare TI sto chiedendo di guardare un po’ più profondamente alcuni atteggiamenti, nutriti da alcune emozioni, accompagnati da qualche pensiero.
Sembra come una predisposizione del passato.
E che cos’è questa predisposizione?
Un abitudine che può avere guadagnato potenza attraverso gli anni.
Un abitudine che può avere guadagnato potenza attraverso gli anni.
Chiediti
come questa abitudine sia stata scelta in quel particolare istante.
Forse sembrava che apparisse da qualche spinta passata, ma c’era un
momento, sembra una scheggia di tempo, ma se usi la lente di
ingrandimento, cioè la coscienza, vedrai in movimento lento che c’erano
molte scelte nel processo. Prima c’è un’emozione, che può essere grande.
Poi c’è una scelta di indulgere in quell’emozione o di reprimerla. Se
l’hai repressa l’hai semplicemente schiacciata via in un altro momento.
se ci indulgi allora l’hai drammatizzata. Questo è universale.
Il
comportamento di ri-identificazione sembra avere la sua propria spinta,
io sono quello che sono, ma nel momento di cui stiamo parlando non stai
interrogandoti su chi veramente sei. Invece stai agendo partendo da chi
pensi di essere, e questo pensiero si è costruito in milioni di anni di
condizionamenti. Questo pensiero di chi sei ha forza. Ha potere. Ma tu
sei la coscienza. Tu hai la capacità di esaminare nei minuti dettagli le
scelte dell’agire. Prima di tutto sorge un modo di comportamento molto
familiare. Arriva a sirena spiegata. Sai che sta arrivando. Lo senti nel
corpo. Stai cominciando ancora a pensare quei pensieri. Ti senti nel
giusto o nel riprovevole. Non so quale sia il comportamento specifico,
ma userò la rabbia come esempio. In una configurazione di rabbia puoi
sentirti giustificato a fare quello che fai, giusto? Poi guardandoti
indietro puoi pensare che beh.. non so che cosa sia successo;
semplicemente è successo. Quando c’è il desiderio di conoscere quello
che è successo allora c’è la possibilità di vedere che tu, in quanto
coscienza individuale, hai scelto di ri-identificarti con qualche
vecchio film morto.Dico vecchio e morto perché non hai più il desiderio
di identificarti con quel film. Non ti eccita più veramente se non per
un momento.Puoi vedere la sua distruttività. Puoi vedere come succhia
energia vitale a te e alle persone attorno a te e consuma le forza
creative della tua vita. Quando vedi che è vecchio e morto allora il tuo
potere viene dal vedere esattamente dove scegli di ri-identificarti.
Così se sono estremamente vigile posso imparare…
E’
meglio assumere che non sarai molto vigile, perché allora c’è
un’apertura a vedere come è accaduta la ri-identificazione. Se sei
veramente vigile non c’è ri-identificazione…se invece non c’è attenzione
allora lì c’è qualcosa da imparare.Quello che puoi imparare è l’A B C
di come ti ri-idenfichi. Non puoi imparare il Sé. Non puoi imparare la
Coscienza. Non puoi imparare l’Amore. Non puoi imparare la fiducia. Ma
puoi imparare come li neghi. Per questa negazione ci sono tecniche e
strategie. C’è indulgenza o repressione e con entrambe c’è un evitare lo
sperimentare diretto del potere e dell’immensità del momento. C’è un
potere, una forza, che quando viene sperimentata è una forza di luce. E’
una forza d’amore, di coscienza, che si incontra qui, più profonda di
quanto sia mai stata sperimentata. Se viene negata o repressa è sempre
la stessa vecchia abitudine. Parlo qui di una certa assuefazione,
l’assuefazione a un certo comportamento.
Con
l’assuefazione si arriva a un punto dove vedi che il desiderio è fuori
dal tuo controllo. Forse è fisiologica, forse è stata praticata così a
lungo che ha il suo solco ripetitivo. Ma quello che è in tuo controllo,
assolutamente, è la disponibilità a non muoverti quando compare il
desiderio. La disponibilità a non indulgere né reprimere, ma a non
muoverti nel fuoco di questo impulso di migliaia di anni. L’hai mai
provato?
Sì
Allora
conosci la bellezza di questo fuoco. Sai che in questo momento c’è una
disponibilità a morire. Perché l’assuefazione alla mente o a delle
abitudini può essere così forte che c’è la sensazione che se non segui
l’assuefazione morirai. Alla fine, con il maturare dell’anima, c’è un
disponibilità a dire: “O.K. se morirò morirò, ma non seguirò ancora
questo demone”.
Anche
questo è mente, ma è la mente al servizio di quello che era stato
tradito. Era stata tradita la vigilanza, e la mente era rimasta
umiliata. Sembra come una discesa all’inferno perché con ogni
assuefazione c’è un forte impulso a liberarsi del desiderio, a liberarsi
del fuoco. Come? Come? Come? Ci sono milioni di modi, ma non liberarsi,
non diventare insensibili, lasciarli bruciare, questo è il fuoco.Questo
è Budda e la tentazione di Mara. Questo è Cristo nel deserto. Tutti
devono sperimentare questo “O mio Dio, sto morendo. O.K. sto morendo.Mi
arrendo. Mi arrendo”. E allora c’è pace, c’è libertà. Allora riconosci
quello che non è mai stato lasciato.Riconosci quello che è sempre stato
qui.In quel momento c’è un’interruzione nell’abitudine all’assuefazione.
L’abitudine può riapparire ma c’è qualcosa di più grande di lei, così
non avrà più la stessa presa su di te. Mi segui?
Voglio
che tu riconosca che ci sono molti momenti prima di agire. Ci sono
molte scelte. Accadono molto velocemente. Ma se tu le rallenti, nella
tua mente vedrai dove hai fatto le scelte.
Ma c’è tanta sofferenza quando decido di non muovermi.
Sì
ma è una sofferenza cosciente. E’ molto diverso dal tentare di
rimandare la sofferenza. E’ molto diverso dall’indulgere, seguire o
eliminare la sofferenza. Allora la sofferenza è diffusa nel tempo e la
sofferenza dell’errata identificazione continua. Per arrivare al
paradiso ci deve essere una discesa nell’inferno creato dalla mente così
che puoi riconoscere che tu sei di più grande di quello. Può essere una
discesa che mette molta paura. C’è la tendenza a dire: “No, no, non
devo fare questo. E’ tutto il Sé. Non importa. E’ solo un film". Sarebbe
bello se fosse vero, ma è solo un’altra strategia, una copertura, e
l’abitudine continua. Se è tutto il Sé che cosa hai da perdere? Quando
scopri che nel mezzo dell’inferno c’è Dio, radioso, allora l’inferno
stesso viene liberato. I Tuoi demoni, i fantasmi irati che ti hanno
perseguitato e svegliato alle quattro del mattino, vengono liberati.
Auto-critica, odio per se stessi, auto-tortura, vengono liberati.
Il
Sé non viene liberato. Non è mai stato imprigionato. Quello che viene
liberato sono i fantasmi della mente e anche i suoi dei.Liberali. Ne sei
stufo, sei stanco di giocare con loro e di venirne giocato. Il modo di
liberarli è di non essere più disponibile a giocare il gioco.Questa
disponibilità richiede un’enorme risoluzione. La risoluzione è un po’
diverso dalla vigilanza. La risoluzione viene dopo che la vigilanza è
stata tradita, dopo che è comparsa la ri-identificazione. E’ la
risoluzione della mente a riconoscere che ancora una volta si è creato
l’inferno e di essere qui, di bruciare qui, e in quel bruciare c’è
naturalmente la redenzione. Non deve venire nessuno a redimerti, accade
naturalmente.
Riconosci
che è tutto un film, Dio è un film, un grande film, con angoli e
sorprese e discese mai sognate, mai sentite nemmeno dal più grande
regista. E’ la tua vita.
Se la coscienza gioca questo film perchè la coscienza mi fa andare attraverso questa sofferenza?
Perché
no? …..Sotto a questo comportamento c’è l’energia di un’emozione e
quell’emozione è nutrita da qualche pensiero di protezione dall’essere
ferito o di non essere visto. Se c’è la disponibilità a sperimentare
quell’essere ferito o non visto, ad essere veramente ferito, veramente
non visto, allora si scopre che non è un gran problema. Allora la ferita
non è niente e realizzi che non verrai mai visto. Tu sei il Sé. Non
puoi essere visto. Non sei un oggetto. Capisci?
Ho bisogno di forza per trovare questa risoluzione.
Dammi
la mano. Prendi la forza da me e con questa forza ti do la forza del
mio maestro E del suo maestro e del maestro del suo maestro e di tutti i
maestri di tutti i tempi, vivi o morti, passati, presenti e futuri. E’
molto coraggioso chiedere aiuto ma quello che spesso si trascura è di
controllare prima se l’aiuto non sia già qui. E’ qui! C’è una mano stesa
verso tutti voi. I più grandi maestri del passato sono vivi in voi. Non muoiono.Sono nel vostro cuore. Sono il Sé come lo sei tu.