Il
centro del sé viene creato e mantenuto con l’identificarsi
ripetutamente e con l’enfatizzare i pensieri, invece di riconoscere la
coscienza come la propria identità reale. Tu sei quello a cui appaiono e scompaiono i pensieri. Non sei i pensieri in se stessi (nè quello che li pensa. D.).
Prendi
un momento ora e sii consapevole della voce nella tua testa. Fallo
durante tutta la giornata, dimorando nella coscienza ogni volta che noti
la voce. Che cosa ti dice la voce su chi sei, che cosa ti è successo
e che cosa potrebbe accadere? Qualunque cosa ti stia dicendo quella è
la tua storia, il tuo centro del sé. Qualunque sia il contenuto non è vero in ultima analisi e non è te (chi sei veramente - D.).
Rimani semplicemente come coscienza il più spesso possibile lasciando che i pensieri siano esattamente come sono. Il
movimento di aggiungere, analizzare, cambiare, neutralizzare o
liberarsi dalla storia aggiungono solo più rumore alla voce nella tua
testa. Rilassati e rimani quieto il più spesso possibile rimanendo attento al contenuto della storia. Questa pratica di semplicemente vedere e rimanere quieto, da sola, è tremendamente potente nel risvegliarti dal senso di essere il centro del sé.
“Tu” è il passato nel pensiero.
Il
passato è considerato “quello che sei”. Include tutto quello che sai
concettualmente su chi sei e che cos’è la vita. Il passato include
qualunque cosa sia apparentemente accaduta nel passato o qualunque idea
che si sia formata nel passato ma che ora si è ridotta a una memoria
(cioè un pensiero) ed è diventata una parte della storia concettuale
chiamata “me e la mia vita” o “la vita come io la vedo”.
L’unico punto reale qui è che questi sono tutti concetti. Qualunque cosa tu pensi di te è solo questo…un pensiero. Un’idea appresa. Quando
parliamo e agiamo partendo da queste idee apprese siamo come delle
marionette condizionate che ripetono le idee che ci sono state date.
Nulla di nuovo o di fresco entra in questo circolo vizioso. E quindi
continuiamo ad agire entro gli stessi comportamenti ripetitivi.
Continuiamo ad entrare negli stessi rapporti, ad arrabbiarci per le
stesse cose, a discutere con le stesse persone e a cercare gli stessi
piaceri e conquiste nel futuro. Non abbiamo scelta. Questo circolo vizioso di pensiero controlla ogni nostra mossa.
La fine di questo è: non importa che cosa pensi di te, non è quello che sei. La Living Realization (il metodo di Kiloby- D.)
ti invita a smettere di guardare a concetti passati per cercare il
senso di chi o che cosa sei adesso. Invece, proprio ora, prenditi un
momento e riconosci quello che sta guardando, che è la Coscienza stessa.
Nel fare così diventa chiaro e ovvio che la tua vera identità è la
Coscienza in cui tutti questi pensieri appaiono e scompaiono.
Questa
scoperta ha un effetto profondo sulle nostre vite. Fornisce in modo
naturale una stabilità mentale ed emozionale. Risolve una crisi di
identità di cui non pensavamo neanche di soffrire. Nel risolvere questa
crisi la vita comincia a scorrere in modo naturale e senza sforzo.
Viviamo in gioia ed accettazione, invece che in frustrazione, stress,
tristezza, paura e resistenza. E, tuttavia, ogni cosa è permessa inclusi
frustrazione, stress, tristezza, paura e resistenza. Si vede ora che
queste manifestazioni non appaiono più a una persona. Accadono nella
Coscienza. Si vede che ogni apparenza si manifesta nello stesso modo
cioè appare, rimane per un po’ e poi scompare. E la Coscienza non ha nessun programma per aggiungere qualcosa, cambiare, neutralizzare o liberarsi delle apparenze. Nel riconoscimento della Coscienza tutto viene accettato, buono e cattivo, così come è.
Se
cominci a provare difficoltà, frustrazione o sforzo nel riconoscere la
Coscienza e a lasciare che tutti i pensieri siano come sono, chiediti:
ci vuole forse sforzo per lasciare che il prossimo pensiero si manifesti
e poi scompaia? Nel vedere che non ci vuole nessuno sforzo viene
permesso al prossimo pensiero di essere così com’è. Non forzare i
pensieri ad andarsene. Prenditi dei momenti per dimorare quietamente
nella coscienza non-concettuale mentre noti un pensiero che viene ad
acquietarsi naturalmente da solo, come un fiocco di neve che cade al
suolo. Tu sei lo spazio in cui il senso di frustrazione, di difficoltà, e
di sforzo affiorano e poi svaniscono.
“Tu” e il pensiero del futuro
Il
futuro viene considerato “chi diventerai”. Include tutto quello che sai
o pensi concettualmente sul futuro “te”, storie sul prossimo momento,
domani, prossima settimana, prossimo anno, e il resto della tua vita.
Detto in modo semplice è tutto quello che credi debba accadere nel tuo
futuro per essere più pienamente te stesso o tutto quello che hai paura
potrebbe accadere che possa minacciare il tuo senso del sé.
Noi
cerchiamo di manipolare quello che si manifesta credendo di essere
questo centro del sé nel tentativo di controllare i risultati futuri.
Questa è una crisi di identità. La speranza ruota attorno al problema
dell’identità. Guardiamo al futuro per sapere che il centro del sé sarà
O.K. Questo cercare si ferma quando realizziamo chi siamo veramente, la
Coscienza. Vediamo che il futuro non è altro che dei pensieri che si
manifestano presentemente, che vengono e vanno nella Coscienza. Con
questa realizzazione non abbiamo più bisogno della speranza. Scopriamo
che siamo eternamente O.K. proprio ora e quindi sempre.
Il
pensiero del futuro include anche qualunque pensiero di paura del
futuro incluso fallimento, perdita del lavoro, difficoltà finanziarie,
divorzio, imbarazzo, malattia, sofferenza e morte. Siamo alla mercé di
qualunque scenario pauroso il pensiero crea. Questo ci rende esausti sia
mentalmente che emotivamente. All’estremo, ci causa attacchi di
profonda ansietà e di panico che ci rendono difficile funzionare nella
vita.
Nel
realizzare che il futuro è solo pensiero che si manifesta nel presente
venendo ed andando in quello che siamo realmente, coscienza, possiamo
rilassarci naturalmente. Si vede allora che quando la paura si
manifesta si dissolve nella coscienza non lasciando alcuna traccia.
Scopriamo di non aver nessun controllo sui risultati. Possiamo
semplicemente lasciare che quello che si manifesta sia come è. La voce nella testa comincia ad acquietarsi.
Il
punto qui è che non c’è nulla da analizzare, conoscere, neutralizzare,
superare, comprendere, liberarsi, o da fare con qualunque pensiero
appaia del futuro, sia che il pensiero riguardi la nozione di speranza o
quella di paura. Riconosci che sono solo dei concetti. Tu non sei un
concetto. Continuando a coinvolgersi nel fascio del futuro si mantiene
il centro del sé.
Mantienilo
semplice: come appare un pensiero sul futuro, notalo. Nel prenderne
nota non lasci andare il pensiero. Se ne va in modo naturale per conto
suo, risolvendosi senza sforzo indietro nella coscienza presente. Non
lascia alcuna traccia perché non è inserito in una storia. E’ inserito
nella coscienza che è quello che sei. Riconoscere la coscienza come la
tua vera identità risolve completamente la crisi di identità. La ricerca
del futuro si dissolve in questo vedere. Non c’è più bisogno della
speranza. Viene vista come una finzione, un qualcosa che era necessario
solo fino a che non hai realizzato la libertà e la completezza inerente
al riconoscimento della coscienza. La paura non domina più la tua vita.
Viene vista come basata su una percezione errata, un futuro che esiste
solo dentro a una storia personale, un centro del sé. Quando viene visto
che il centro del sé non è la tua vera identità, la paura che ha
dominato la tua vita si dissolve.
"Tu" e la resistenza al presente
Il
centro del sé mantiene vivo il suo senso di separazione resistendo a
quello che sta accadendo adesso. Questo pensiero include qualunque
interpretazione mentale del momento presente, specialmente quelle che
sono in resistenza all’esperienza presente incluso, dare la colpa,
lamentarsi, giudicare, paragonare e ogni altro pensiero che faccia
sembrare che quello che sta accadendo adesso non dovrebbe accadere. Nota
semplicemente quello che sta accadendo nella tua esperienza presente.
Qualcuno o qualcosa ti sta disturbando, frustrando, non si sta movendo
abbastanza veloce o troppo veloce, non sta attento, ti taglia la strada,
è meschino, è troppo carino, non ascolta o non fa quello che tu vuoi
faccia. Tutti questo sono pensieri che vengono dal centro del sé che
crede che la separazione sia reale, che ci sia realmente una persona qui
separata da quello che sta accadendo “là fuori”. Una tale separazione
non esiste. E’ solo una finzione mentale.
Il
punto qui è non c’è nulla da analizzare , conoscere, neutralizzare,
superare, capire, da liberarsene, o da fare con nessuno dei pensieri che
appaiono nel fascio della resistenza al presente. Riconosci soltanto
che sono solo dei concetti. Tu (chi sei veramente- D.) non sei un
concetto. Credendo continuamente ai pensieri di questo tipo si mantiene
il centro del sé. Questo centro del sé viene mantenuto e rinforzato
resistendo continuamente, con le interpretazioni mentali, a quello che
sta accadendo nel momento presente.
Come
appare un pensiero di resistenza al presente notalo semplicemente. Nel
prenderne nota non lasci andare il pensiero. Se ne va in modo naturale,
Non lascia alcuna traccia. Nota che la coscienza è presente quando un
pensiero se ne va. La coscienza presente è quello che sei. Nel
riconoscere la coscienza presente vedi che la coscienza accetta
naturalmente e senza sforzo qualunque cosa stia accadendo adesso. Vedi
anche che qualunque cosa stia accadendo è un apparenza dentro alla
coscienza. Vedi che nessuna apparenza può apparire senza coscienza.
Questo è il vedere che le apparenze sono inseparabili dalla coscienza. Questo è il vero significato della accettazione (incondizionata - D.).
Commento:
“Tu sei quello a cui appaiono e scompaiono i pensieri” sostiene Kiloby.
Ma anche chi fa l’esperienza di essere coscienza (con o senza oggetto
di esperienza) è della stessa natura dell’esperienza- anche se
invisibile a sé e quindi facilmente confondibile con il Vuoto. Infatti
la neuroscienza ha dimostrato che non è corretto il modello (usato in
alcune tradizioni spirituali) che differenzia tra pensiero e lo sfondo
in cui viene pensato. Non c’è differenza tra substrato, funzionamento e
contenuto del cervello- e di gran parte di esso la mente non può farne
esperienza e quindi è “invisibile”. Tutto ciò che è generato
dall’attività del cervello, anche se non ne posso fare esperienza perché
invisibile alla mia coscienza, è mortale e nulla che può morire può
liberarci dall’illusione e dalla paura. Ma chi sono adesso, in questa
forma è la manifestazione temporanea (su questo piano di realtà) di una
fonte immortale, Essenza, Coscienza universale- SatChitAnanda. Io
individuo, risvegliato o non, come mente ma anche come coscienza
individuale, sono riflesso di questo, in forma umana. Io individuo sono
in transizione (anche se non "mortale" perchè posso spostarmi su diversi
piani di manifestazione o altre vite), mentre qualunque qualità di
SatChitAnanda, di cui comunque posso fare o non fare esperienza, non
dipende dall’evoluzione e dal funzionamento del mio cervello, essendo in
sè completa e perfetta, immacolata e incondizionata. Questo ti riporta
immediatamente alla verità “oltre al riflesso” che è la Verità. Come
posso conoscere ciò che è oltre la possibilità di esperienza diretta?
Con il Riconoscimento: riconosci questo e ti riconosci libero, sei
libero, anche dal tuo riflesso. Tu lo sai perché lo sei! D.