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TRASCENDENZA E INCARNAZIONE - Bob O'Hearn

Un buon modo di capire il mondo degli umani è capire se stessi, non in modo intellettuale, e nemmeno in modo emozionale o in quello cosiddetto spirituale, ma scavare giù nel cuore della motivazione primaria, la “storia nucleare”, che viene espressa comunemente nel nodo della sofferenza che chiamiamo “la nostra vita”. Qui si può scoprire che c’è, alla radice, qualcosa come una incomprensione innocente, un caso semplice di errore di identità.

Quello di cui stiamo qui parlando è l’evoluzione attuale della coscienza stessa. Questo dramma umano non è uno sbaglio. Molti degli insegnamenti “spirituali” sostengono che questa vita umana è un qualche genere di errore o un evento sfortunato, qualcosa da trascendere, un qualche peccato, o qualcosa come una impurità, una macchia. Ma se veramente indaghiamo possiamo vedere che la coscienza ha preso forma per una ragione. E’ venuta nella forma per poter essere cosciente come forma. E’ questa la bellezza di questa sorprendente nascita in forma umana. Che può diventare non soltanto auto-consapevole, ma può alla fine manifestare la liberazione attraverso la forma, attraverso il suo essere umana, nel modo in cui agiamo nel campo dello spazio-tempo.

Essere “liberati” dall’essere un essere umano non è abbastanza. La coscienza stessa ha un impulso a manifestarsi nel mondo dello spazio-tempo. E’ qui dove nasce qualche confusione. Essere capaci di far funzionare questa realizzazione nel mondo è il vero richiamo dell’evoluzione. In ultima analisi la manifestazione è una creazione. E’ una nascita da un atto di indescrivibile Amore. Non è uno sbaglio terribile da cui dobbiamo scappare in qualche reame trascendente. E’ qui l’abbaglio del dualismo. Così tanti maestri confondono la gente su questo punto, ma se è tutto Uno, è veramente TUTTO UNO! Non c’è nessuna ragione per cui l’Unità non possa esprimersi nel mondo dello spazio-tempo altrettanto che nell’Infinito.

Nondimeno c’è una confusione reale quando la coscienza prende forma e cerca di diventare auto-consapevole. Sembra che sia un rischio che la coscienza prende nel suo processo di maturazione, nel suo evolversi e diventare veramente auto-consapevole attraverso la forma. E’ solo una questione di confondersi sulla sua identità suprema.

Viene nella forma e poi pensa di essere quella forma, separata e divisa da tutto quello che viene percepito manifestarsi nella sfera della coscienza stessa. Da questo può nascere un sacco di sofferenza, le contrazioni dolorose di Se stessa nello scoprire la sua Vera Natura e poi, per manifestarla come Piena Incarnazione, la richiesta che di momento in momento vengano abbandonate tutte le scuse per non agire se non come una consapevolezza completamente risvegliata in questo momento, qualunque cosa appaia qui e ora.

Se questa indagine porta uno nella testa sembrerà molto, molto intellettuale. Se invece è fondata sulla propria naturale apertura di cuore, non sembrerà per niente astratta. Di fatto è tutto meraviglioso, gioiosamente inzuppato nella succosità della vita, in qualunque modo la vita possa esprimersi in questo momento, questo momento in cui è contenuto tutto, l’intera storia di se stesso, in questo punto minuscolo di attenzione, chiamato “adesso”.
Nel posto dove la coscienza è veramente unificata, dove vede la vera natura sia del senza forma che della forma, frasi come “Io sono Quello” sono realmente vere. Diventano percepibili. Si sente espandere il proprio senso di sé ad includere ogni cosa. Qui nulla è realmente fuori da sé. Questa visione dell’unità della coscienza è ben più vasta della visione della coscienza senza forma. Bisogna andare oltre alla mente, nella propria esperienza diretta, per vedere questo, altrimenti non diventa altro che una spezia andata a male aggiunta al bollito del falso non-dualismo.

Inizialmente sembrerebbe che questa esperienza di coscienza unitaria sia completa, una volta che ci sia stata la realizzazione che “Io sono Quello”, “Io sono ogni cosa”. Potrebbe sembrare che non ci sia più nulla da vedere.

Eppure, se si indaga ulteriormente, c’è qualcosa di molto semplice da riconoscere. Anche in questa coscienza unitaria c’è una consapevolezza di questa. C’è una ‘risvegliatezza’ molto semplice di questa, ed in essa si manifesta questa coscienza unitaria. Questa risvegliatezza non ha nessuna qualità. Nessuna beatitudine, nessuna pace, nessuna presenza, nemmeno la coscienza. Qualche volta questa “Faccia Originaria” viene chiamata Vacuità. Eppure è persino priva delle qualità del vuoto. Qui non c’è sé o Sé. Non è uno stato di coscienza, e tuttavia non cancella quello che trascende.
Auto-coscienza separata, coscienza senza forma, coscienza Unitaria nascono tutte dentro a questa. Ne sono illuminate, o viste attraverso, e così diventano liberate da ogni identificazione o fissazione a qualunque livello di coscienza.

Poiché ogni cosa si manifesta all’interno di questa risvegliatezza non c’è nulla che debba essere eliminato. Il solo “problema” che sia mai sorto era la fissazione a un qualunque livello. Da questa Consapevolezza risvegliata tutti gli stati vengono raccolti in un vasto abbraccio d’Amore, e si vede che co-esistono simultaneamente, non-esclusivamente. Quando si vede così, veramente e profondamente, e tutte le fissazioni sono minate dall’accettazione dell’Abbraccio, allora uno arriva a realizzare che questa risvegliatezza, che uno E’, è in Amore con tutti gli stati di coscienza.

Questo danzare insieme di tutti gli stati di coscienza è la fine e l’inizio dell’incarnazione, dell’entrare consciamente nella forma/corpo. Prendere tutta l’esperienza in un solo abbraccio, inghiottire l'Oceano in un solo sorso, questo è il Mistero!

Quello che viene realizzato è semplicemente questa consapevolezza risvegliata che ogni essere umano ha in ogni momento della sua vita. 

Uno può avere molte esperienze mistiche, trascendenti, e forse, con la Grazia, arrivare all’esperienza mistica di essere veramente umano. Stabilizzandosi in una simile “esperienza” uno arriverà ad essere ordinario, naturale. Non potrebbe essere questo il “terreno fondamentale”, il pieno fiorire del Mistero trascendente? Che la cosa più liberante risulta essere anche la più ordinaria.

Nota di Marifa Alcuni autori usano coscienza come sinonimo di consapevolezza, presenza: anche qui coscienza viene usata come sinonimo dell'Assoluto senza forma e dell'Assoluto con forma e forse anche nell'accezione di coscienza ordinaria.

Bob O’Hearn è un amico di Internet che ho incontrato esplorando vari gruppi mail Yahoo. Abbiamo corrisposto per diversi anni. E' un poeta, esploratore spirituale attraverso l'inquiry, un Bhakta e altro. Ha  percorso diversi cammini tra cui ha seguito anche l'insegnamento di Adyashanti per alcuni anni.
Ha avuto un'esperienza di Satori durante un'incidente di macchina mortale in cui è uscito di strada ad alta velocità volando fuori dall'autostrada. In quel momento il tempo si è 'fermato' ed ha realizzato chi era.