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IL RISVEGLIO, IMPROVVISAMENTE - David Carse

David Carse non era un ricercatore spirituale. Tuttavia, mentre viaggiava attraverso la giungla dell’Ecuador, mentre guardava la foresta pluviale dal patio di un cottage, ha fatto esperienza di una paura molto intensa che è culminata in rassegnazione verso la certezza della morte. Il seguente stato di resa e  accettazione, che David descrive come “un atterrare nel mio grembo senza alcun sforzo da parte mia”, è sfociato in una “Comprensione totale”.

…Ancora più tardi, nella notte nella giungla, verso mattina, giacendo lì nella Presenza, c’è stato un punto dove tutto il fare esperienza si è arrestato. Il pensare e il sentire e l’elaborare che stavano accadendo hanno completamente smesso. “In quel momento” non ne ero consapevole, perché non c’era nessun pensiero e nessuna consapevolezza del tempo o di nessun’altra cosa; solo in retrospettiva c’è un guardare indietro e un rendersi conto che c’è stato un ‘periodo di tempo’, fuori dal tempo, quando non c’era nessun pensiero, nessuna esperienza, nessuna cosa, nulla.

Solo in retrospettiva può venire chiamato un luogo o un tempo di immobilità o di vuoto, perché quando stava accadendo non c’era tempo né luogo e nessun senso o consapevolezza di qualcosa che stesse accadendo. Non ero addormentato. Era una condizione di completa immobilità e di consapevolezza completamente attenta. Ma non c’era nulla di cui essere consapevoli, nemmeno un senso di sé di cui essere auto consapevole. Potrebbe venire chiamata un’immobilità e coscienza completamente vuota. Non ho nessuna idea di quanto sia durato.

Alla fine, in qualche momento, in questo luogo di non tempo, di non pensiero, di nessun posto, nessun sé, ha cominciato a intrufolarsi dentro, gradualmente, una consapevolezza che ci fosse semplicemente un osservare di qualche cosa. Mentre questa coscienza si distillava fuori dal vuoto, l’attenzione diventava focalizzata; e la realizzazione era che quello che veniva osservato, quello di cui c’era consapevolezza, fosse un tizio che giaceva nella capanna di bambù nella giungla. Questo ha continuato a venire focalizzato fino a che ci fu la coscienza, una specie di riconoscimento, di quello che avevo sempre pensato essere me stesso, ‘David’, che giaceva lì su un materasso nel mezzo della foresta. E c’è stata l’improvvisa realizzazione: “Dio mio, non c’è nessuno in casa!”
Questo è stato il momento in cui non è successo nulla. Come un ‘pop’ di una bolla che scoppia, un cambiamento nella comprensione. Non sono ‘david’: non c’è mai stato un ‘david’: l’idea di ‘david’ è parte di un pensiero, qualcosa come un sogno, che non è importante. Il ‘sé individuale, quello che pensavo risiedesse nel corpo, che guardasse attraverso questi occhi, quello che pensavo alcune ore fa si fosse svegliato abbastanza per percepire la Presenza, non è qui, non esiste, non è mai esistito. Non c’è nessuno a casa.

Questa non è stata un’esperienza di ‘fuori dal corpo’. Ne ho avute di quelle in cui ‘me’, il mio ‘sé’, faceva esperienza di essere fuori da questo corpo invece che dentro e l’esperienza di guardare al corpo da fuori invece che attraverso gli occhi del corpo. Non è stata per niente un’esperienza del genere: quello che qui veniva osservato non era solo il corpo, ma l’intero apparato ‘david’; corpo, mente-sé, anima, personalità. Quello che sta osservando è Tutto quello che è. L’osservare, quello che poi ho imparato a conoscere come ‘testimoniare’, non è il corpo o mente o l’intera cosa ‘david’ né altro.

Non ha origine da qui, dal corpo/mente; ma anche non è separato da esso, perché ESSO è inclusivo di esso. Il testimoniare è chiaramente fatto non da ‘me’, nemmeno da un ‘me’ disincarnato. Questo testimoniare non viene fatto da nessuno, nessuna entità. E’ questo il punto: non ci sono entità, non c’è nessuno a casa. C’è solo il testimoniare.

Improvvisamente, istantaneamente, senza sforzo, fuori dall’immobilità. Un momento, un istante, di radicale severo disorientamento, una discontinuità; e poi un entrare nella chiarezza perfetta, non dissimile dall’esperienza del risvegliarsi.
Un sogno, apparentemente reale, che dura tutta la propria vita apparente.
Un moto improvviso e il sonno se ne va senza sforzo.
Un momento di disorientamento mentre il sogno viene riconosciuto come sogno e c’è il risvegliarsi al Reale.
Immediatamente il sogno finisce e si sa che il sogno non è mai stato reale, che uno non è mai stato quello che stava sognando.

Non c’è nessun ‘prima e dopo’, nessun momento in cui ‘non ero più’ david. Questa è ‘la porta senza porta’: solo il vedere che david non è mai stato. Il più preciso possibile: ora la percezione è che non c’è nessun ‘me’, nessun ‘david’ e ‘Io’ è quello che non è mai non stato Tutto Quello Che E’. Sempre, dovunque, perfetta Brillante Immobilità,  e nessuna-cosa che non ha nome che continuamente trabocca, vista ora sempre non da questa cosa corpo/mente.
Dal libro “Perfect Brilliant Stillness”, Riportato nel sito http://www.searchwithin.org/

Commento: quando cessa o si sospende il continuo riferimento "a me" la coscienza in azione, con o senza oggetto, è percepita da se stessa come indipendente dalle funzioni del corpo-mente e provenire dall’al di là di me e  del tempo. Chi sono è allora l’occhio della Realtà, del Tutto,  che guarda attraverso di me. Il tunnel della realtà e il tunnel dell’Io (Metzinger), ovvero il nostro mondo personale in cui scorre la nostra vita,  sono trasparenti. Il funzionamento della coscienza è invisibile a se stessa. in totale silenzio e senza percezione di movimento, tutto viene creato e ri-creato all'istante. In effetti, “oltre”, “indipendente da”, “fuori da” sono esse stesse percezioni precise che riflettono un percorso nuovo e diverso con cui la mente opera. La mente naturale è lo specchio del reale finalmente puro…Il Risveglio, se si stabilizza, impedisce a nuovi sogni di diventare dominanti. Questa avventura che chiamiamo Vita ha ormai svelato il suo segreto. Il mare è caduto nella goccia.