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LIBERARSI DALLA SOFFERENZA - Jackson Peterson


Non è impossibe fare esperienza delle emozioni di sofferenza nello stato di Consapevolezza ma queste si rilasciano al loro stesso insorgere, come bolle d’aria che sorgono dal profondo dell’acqua e scoppiano quando raggiungono la superficie. Allo stesso modo molte tracce di energia mentale possono sorgere dalle profondità subconscie della mente ma  “scoppiano”, o si rilasciano, quando affiorano alla superficie della coscienza.
Questo accade perché non c’è più un pensiero “io” centrale che possa congelarle e reificarle al loro insorgere. Il pensiero “io” ha perso il suo posto centrale nella coscienza ed è stato sostituito dalla presenza della nuda Consapevolezza che relega il pensiero “io” a una posizione periferica nell’essere - solo un altro pensiero che sorge tra tutti gli altri.
Quando l’”io” si muove alla periferia dell’esperienza mentale che cosa rimane di cui soffrire? Le energie mentali karmiche continuano a manifestarsi e a venire rilasciate fino a che non sono completamente esaurite. Questo è il quarto livello finale nello Dzogchen detto “l’esaurimento di tutti i fenomeni”. A questo punto il corpo fisico si dissolve e scompare rivelando il Corpo di Luce, mentre le cause karmiche che lo fanno apparire (il corpo fisico) vengono rilasciate o “esaurite”.
Il metodo è di osservare semplicemente, nudamente (senza concettualizzazioni, N.d.T.) ogni manifestarsi, senza giudizio, incluso il senso che ci sia un “osservatore”, e senza il coinvolgersi nelle manifestazioni mentali. Nota come tutto il manifestarsi alla fine venga rilasciato al suo apparire nella coscienza. Tutte le manifestazioni sono in sé flash impermanenti di coscienza che compaiono come pensieri, emozioni, sentimenti, identità e percezioni che poi si dissolvono nella coscienza da cui sono uscite.
Quando non vengono osservate con attenzione si coagulano in “storie”. La rapidità e l’intensità dei flash degli eventi mentali determina il grado di trance di assorbimento nelle storie. E’ il pensiero “me” che viene energizzato e assorbito nelle storie come un gioco di soggettività, non la Consapevolezza. Così osserva questo senso del “me” con consapevolezza nuda e verrà rilasciato.
Indipendentemente dall’intensità delle apparenze osserva in modo nudo. Col maturare di questa capacità di osservare in modo non giudicante (e non concettuale: è importante aggiungere anche il non concettuale perché il giudizio è solo una parte della concettualità, N.d.T.) verrà rivelato, naturalmente e organicamente, che la Consapevolezza non duale o Essere è il vero centro e la vera natura della Coscienza.
Jackson Peterson è un praticante e insegnante di buddismo Dzogchen ed anche un ricercatore eclettico di altri misticismi sul tema del Corpo di Luce. Ha almeno tre diversi gruppi di discussione su yahoo uno sulla teoria, e uno sulla pratica dello Dzogchen e uno più generale:dzogchenpractice, dzogchencourses, way-of-light. Marifa
Commento: la Consapevolezza, con la pratica,  sorge sempre più facilmente perché diventa naturale trovare e ritrovare la strada del risveglio. Ogni sofferenza, con la sua carica energetica congelata,  allora diventa un “regalo” capace di sciogliersi come neve al sole. La mente non è tua nemica – soltanto, è piena di cattive (inconsapevoli) abitudini auto-rinforzanti. Come ricorda Sai Baba con un detto telugu: “semina un pensiero e avrai un’azione; semina un azione e avrai un’abitudine; semina un’abitudine e avrai un carattere; semina un carattere e avrai un destino”. Tu stesso puoi aiutarti: è comunque e sempre il divino ad agire attraverso di te. D.