Nel
mezzo dei miei vent’anni, in seguito a una profonda depressione, sono diventato
un ricercatore spirituale molto serio. Il mondo era diventato troppo e volevo
scappare nella Vacuità dietro al mondo e vivere lì. Volevo liberarmi di Jeff e
di tutti i suoi problemi e dimorare nell’Assoluto col mio amico il Buddha. Ho
visto con chiarezza i problemi dell’esistenza: l’impermanenza di ogni cosa,
l’inevitabilità della morte, la natura illusoria del sé, la natura vuota di tutti
i fenomeni. La mia risposta è stata di staccarmi dal mondo.
Ma
sono andato troppo in là e sono caduto nel Vuoto. Mi sono staccato così tanto
che il mondo non mi interessava più. Mi sono intrappolato nel nulla. Gli alberi
non erano più alberi, le montagne non più montagne, i fiumi non più fiumi. La
vita è diventata fredda e senza gioia. Non c’era nessun me. Nessun te. Nessun
sé. Nessun altro. Nessun mondo. Nessun passato. Nessun cammino. Nessun futuro.
Nessun amore. Nessuna vita. Nessun significato.
Il sole
sorgeva e tramontava, la pioggia cadeva
e smetteva di cadere, volti e voci apparivano e scomparivano nello
stesso momento e io non ne facevo nessuna esperienza. Solo il vuoto era reale, solo il nulla. Per me il mondo aveva cessato
di esistere. E pensavo di essere illuminato!
Credevo
di essere un uomo reale, non uno di
quegli sciocchi ignoranti che erano ancora persi nel mondo ‘relativo’, di
quelle persone non spirituali che ignoravano la loro ‘vera natura’. Allora
pensavo che la non dualità fosse questo.
Pensavo che la non-dualità fosse staccarsi dalla vita e dimorare nel vuoto.
Quello
che allora non potevo vedere era che il
distacco assoluto dalla vita era completamente dualistico. Ci vuole una persona per essere distaccati, e un mondo per esserne distaccati. Naturalmente dopo una vita di
sofferenza, inizialmente è stato un sollievo trovare il vuoto e scappare
dall’inferno che era diventata la mia vita. Ma il vuoto era diventato un’altra trappola.
Quello
che al tempo non vedevo era che il vuoto è totale pienezza. Dimoravo nel vuoto
ma c’era ancora un ‘me’ che faceva il dimorare. Il vuoto non era ancora
collassato nella pienezza. Non ero ancora morto. Non mi ero ancora innamorato
di ogni cosa. Ed è lì che tutto si indirizzava.
Finalmente il distacco è collassato.
Tutto lo fa prima o poi. Finalmente c’è stata la morte della persona, la
persona che poteva o meno essere distaccata, e un rivelazione, per ness-uno,
che questo è proprio ‘quello’. L’assenza
di gioia se n’è andata, e c’è stato un immergersi nel mistero assoluto di tutto
questo…del tutto al di là di ogni parola, al di là del linguaggio.
A
lungo c’era stata un’assenza di vita. A lungo mi ero seduto a guardare il mondo
senza di me. Il mondo era diventato il
mio nemico, perché essenzialmente non era reale. le interazioni umane
quotidiane avevano perso significato perché non c’era nessun altro. Era stata
una tale negazione del relativo, una
tale negazione del mondo. C’era
ancora un ‘me’ che negava la vita.
E
allora tutto è collassato…. Jeff, è collassato sull’erba del prato, totalmente
esausto, ha guardato su alla luce che trapelava tra gli alberi e la Vita ha
detto:
“VIVI, DANNAZIONE, VIVI!”
Il vuoto è collassato nella forma. La
forma è collassata nel vuoto. E allora non c’era più né forma né vuoto. C’era
solo questo, senza più alcun modo di
sapere che cosa questo sia. La
persona si è dissolta nella meraviglia.
Gli
alberi erano di nuovo alberi, le montagne erano di nuovo montagne, i fiumi
erano di nuovo fiumi. Ogni cosa è ritornata al suo posto. Alla sedia era
permesso di essere di nuovo una sedia, mentre nello stesso tempo, naturalmente,
era l’espressione divina, era l’Unità che giocava al gioco di essere una sedia.
Una tazza di caffè poteva ancora essere una tazza di caffè, un pensiero un pensiero, una
sensazione poteva ancora essere una sensazione. La tristezza poteva esser
tristezza, l’amore poteva essere amore. Ogni cosa era se stessa e nulla era
mio. Le parole non riescono a catturarlo, ma
finalmente si poteva vivere una vita ordinaria, e la vita ordinaria era l’unico
miracolo.
C’è
stato un ritorno al mondo anche se
era solo un mondo apparente, anche se
era tutto un sogno, anche se non
c’era nessun me e nessun altro. Improvvisamente dopo anni di essere distaccato
e di voler essere distaccato c’è stato un rilassamento in quello che è. L’intera cosa è collassata in una vita molto
ordinaria.
Ma
il ricercatore era morto. La ricerca era morta. Jeff è morto e ‘Jeff’ è rinato.
C’è stata la crocefissione e la resurrezione tutto in uno, anche se in definitiva
nessuno è stato crocefisso e nessuno è risorto, e questo è il messaggio finale
della croce.
Quello che è è
stato visto come il miracolo. Ed è sempre abbastanza. L’idea stessa di
spiritualità se n’è andata. Quel concetto non era più necessario. Concetti di ‘risvegli’ e ‘illuminazione’ e
‘nulla’ se ne sono andati. Concetti di pratiche e scopi e conseguimenti
futuri se ne sono andati. Perché? Perché l’erba era abbastanza, l’albero era
abbastanza, il terreno sotto ai miei piedi era abbastanza. Mi sono innamorato
del terreno solido o il terreno solido si è innamorato di se stesso e la
ricerca di una vita è terminata.
Come
dice Ramana Maharshi:
Il mondo è illusorio.
Solo Brahman è reale.
Brahman è il mondo.
Quando
dico “Questo è tutto” o “la liberazione non è un qualcosa che puoi ottenere”
non intendo dare un insegnamento. E’ un tentativo di condividere un vedere. Non
sono un insegnante. Poiché sono nulla non sono né insegnante né studente. Sono
quello che dici tu e sono anche ogni cosa. Tu sei quello che sono e io sono
quello che sei. E tutto finisce qui in un’intimità al di là delle parole.
“Non
c’è niente da conseguire” non è un insegnamento, è un confessione.
E’ questo il miracolo. L’uccellino
cinguetta, il gatto miagola, e questo organismo corpo-mente qualunque cosa sia,
qualche volta parla di non dualità. E poi va a casa e si beve una tazza di te. Quando si parla di non-dualità si parla
sempre di qualcosa di cui non si può parlare. Quando ci attacchiamo a idee
del sé o idee del non-sé, o idee di pratiche, o idee di non pratica, cadiamo
nella dualità. E’ assolutamente chiaro che la non dualità non può venire
contenuta in nessun concetto, nessuna filosofia, nessun sistema, nemmeno il più
raffinato.
La
mente vuole sempre trovare un posto dove
riposare tipo non c’è nessun sé, non c’è nessuna scelta. Ma la non-dualità non
offre nessuna casa al senza tetto. E’ una caduta libera nel non-sapere.
Nel
vedere chiaramente che non c’è nulla da fare, perché questo è già completo, la stagnazione se ne va. Ci può essere un
saltare fuori dal letto, col cuore completamente aperto a un altro giorno di
non-sapere. “Nulla da fare” è solo un altro concetto, “qualcosa da fare” un
altro concetto.
Nagarjuna
ha detto:
Dire che “è” è attaccarsi alla
permanenza.
Dire che “non è” è attaccarsi al
nichilismo.
Quindi la persona saggia
Non dice “è” o “non è”.
E
Bodidharma:
Chiunque sa che la mente è una finzione
e priva di qualunque realtà, sa che la sua mente né esiste né non esiste. I
mortali continuano a creare la mente sostenendo che esiste. E gli Immortali
continuano a negare la mente sostenendo che non esiste.
Guarda:
parte della danza è che su questo sorprendente pianeta ci sono da fare un milione di cose, almeno
così sembra! Questo mondo, lo sanno tutti i bambini, è un terreno di avventura.
Né esiste, né non esiste, ma in ogni
caso è un terreno di gioco.
E
così l’intera cosa finisce nell’assoluto paradosso di tutto questo. Nulla da
fare, un sacco da fare. Nulla, qualcosa. Sé, non-sé. C’è qualcuno, non c’è
nessuno. Gli opposti collassano l’uno
nell’altro, e quello che viene visto è che la non-dualità non può mai venire compresa. Questo è un’immersione
nel mistero, totalmente al di là delle parole. Ed è questo che indicano tutte le parole di tutti
i libri.
Sì
non c’è nulla da ottenere perché è già tutto qui. Viene visto che l’intimità e l’amore non-condizionale che sono
stati sempre cercati sono proprio qui.
E
allora l’intero paradosso della non-dualità viene risolto e viene visto che in
realtà non c’era mai stato un paradosso.. E’ la danza divina, è
l’intrattenimento cosmico, è Lila, è il nulla che è ogni cosa. E nel vedere
questo con chiarezza tutte le domande si dissolvono e quello che rimane non hai
modo di conoscerlo.
Sì,
tutto finisce nel mistero, nell’amore assoluto. Come posso comunicarti questa intimità e questa libertà,
questa pace e vuoto e pienezza di essere semplicemente seduto su una sedia,
proprio adesso? O di respirare, o dei suoni che accadono.
E
così il paradosso viene risolto qui nella semplicità assoluta e nella
meraviglia di quello che è. Nell’accadere del respiro, nei rumori della stanza,
nel tepore della mia tazza di tè, nel crocchiare dei biscotti, nelle briciole
che cadono sui pantaloni. La ricerca di una vita finisce qui e c’è solo
gratitudine per la tazza di tè, per i biscotti, per questo, così com’è. Nessuno
beve il tè, nessuno mangia i biscotti e nessun scrive queste parole, eppure,
che miracolo è tutto questo, e come sono stato pazzo e innocente nella mia
pazzia cercando qualcosa di più di questo, quando ogni cosa di cui avevo
bisogno era proprio qui.
Proprio qui nel posto dove non sono.