Una
mattina ero seduta in un giardino indiano sotto le palme e i bambù,
vicino a uno stagno coi fiori di loto, e bevevo una tazza di te, (sembra
proprio la situazione ideale). Un sorso di te, una foglia di bambù
proprio di fronte ai miei occhi….esattamente e letteralmente non è
successo niente….ho registrato uno spostamento nella mia visione fisica,
come una porta che scorre di fianco, ma non posso dire che ci sia
alcuna connessione con questa sensazione fisica, semplicemente è
accaduto. In un momento di grazia, bevendo il te, guardando il bambù,
“io” è scomparso, la percezione è rimasta senza alcuna identificazione.
La forma che percepiva era ancora me, ma senza alcuna limitazione o
alcuna idea di separazione. In questo modo si è rivelato da solo che
la piccola foglia di bambù è tutto quello che E’, uno specchio perfetto
del mio Sé, riflesso nello specchio, fatto dello specchio, contenente
lo specchio e al di là dello specchio…i miei occhi si sono girati a
vedere il loto….potevo vedere solo il mio stesso sé….un piccolo gatto
che correva…vedevo il mio stesso sé, il te che bevevo, stesso sé. C’erano delle sensazioni, percezioni e anche qualche pensiero, ma chiaramente non c’era nessuno a cui appartenessero.
Non
ci sono parole per descrivere questo stato perché ha già dato un
significato a tutte le parole che conosce e quello che è successo era
definitivamente al di là del significato e delle parole. E, tuttavia, è
così semplice. Forse posso dire che era come se tutto l’amore, tutta la
pace e tutta la beatitudine irradiassero in un momento senza tempo di
puro essere come totale silenzio. Non era come se ci fossero “buoni”
sentimenti opposti a “cattivi”, ma tutto veniva sentito come UNO, come una felicità immobile,
vuota, senza nome e al di là della forma o del senza-forma. QUEL vuoto
si apriva nel modo più naturale come il mio stesso sé in tutto, e
trascendeva tutto nel nulla. I primi pensieri che sono arrivati erano
“come posso non aver visto questo per così tanto? E’ così vicino, è così
QUI, è chi e che cosa IO SONO”. Accompagnata da un grande risata, la
verità del mio essere e quindi di tutti gli esseri si è rivelata da sola
come QUELLO che ero sempre stata e sempre sarò. Questa risata qualche
volta è forte e udibile, è sempre dentro e continua anche in questo
momento….
E’ diventato completamente chiaro che non avevo mai fatto o sbagliato qualcosa per essere QUELLO che IO SONO già.
Semplicemente non è possibile perché non c’è nessuna distanza, nessuna
strada, nessuna separazione, tra noi e chi siamo. Come in un avvolgersi
veloce un sacco di scene della mia vita, specialmente un sacco di scene
della mia seria ricerca spirituale, stavano scorrendo di fronte ai miei
occhi, e non potevo smettere di ridere. Sì, come sono sempre stata una
cosa sola con quel bambù, così sono sempre stata uno con Osho, non come
uno più uno che si incontrano in una specie di fusione, ma semplicemente
lo stesso sé. Osho nel ruolo del maestro, Adima nel ruolo della
discepola, sempre la stessa essenza, nessuna separazione. Uno con ogni
guidatore di rikshò, stesso sé. Questa realizzazione della verità dà una
presenza misteriosa e soverchiante a tutte le apparenze. Ogni cosa
appare fresca e nuova, vista per la prima volta e di immensa bellezza.
E’ quasi impossibile sopportare così tanta bellezza. L’esperienza viene
sentita come se tutte le incomprensioni o la non-comprensione fossero
svelate alla velocità della luce e tutti i misteri si dichiarassero come
il tuo essere, irradiando nella luce della realizzazione, intonati come
una musica celeste a pieno volume e nello stesso tempo totalmente e
assolutamente immobili, senza movimento, senza occupare né spazio né
tempo.
Mi
sono resa conto che la verità non si mostrava per la prima volta. La
verità dell’essere si era mostrata più volte, in momenti di estasi
profonda, nella beatitudine, durante le meditazioni, nella danza e
nell’intensità degli otto anni passati prima di incontrare Papaji a
Lucknow. Ora potevo vedere che allora ero scappata via dalla direttezza
della sua trasmissione, dall’amore stesso, dall’ordinarietà della
verità; inconsapevolmente avevo deciso di servire i miei interessi
personali per ancora un po’. Che regalo è stato avere un’altra
possibilità.
La
grazia dell’esistenza è che c’è sempre questa possibilità, la
possibilità di risvegliarsi è presente dovunque e in ogni momento, solo
che in genere siamo occupati in qualcos’altro.
Per
circa 48 ore ho sperimentato uno stato di totale assenza del
“pensiero-Io”. Per tutta la notte c’era coscienza durante il sonno. Non
intendo il commentatore, che può commentare i sogni e spesso l’ha fatto
nei miei sogni. C’era semplicemente coscienza presente nello stato di
veglia, mentre mi addormentavo, mentre scivolavo nei sogni e mentre
andavo più profondamente nel sonno profondo. La coscienza è la stessa
durante e in tutti questi stati di veglia o di sonno. La coscienza non
fa commenti. In quella notte ho riconosciuto la confusione che avevo
avuto per molti anni tra il cosiddetto osservatore e la coscienza.
“L’osservatore” non è mai stato altro che un superego molto giudizioso
che era stato addestrato spiritualmente e aveva tenuto l’ego al suo
posto, mentre si sentiva spirituale e impersonale…che bello scherzo. In
poche ore molti misteri sono stati svelati e molti errori chiariti. Ogni cosa è accaduta molto facilmente e naturalmente, non c’era un fare né un lasciare, né scelta né assenza di scelta.
La verità del mio essere semplicemente si è rivelata come QUELLO che è
sempre stata la mia natura, che non cambia, che non è toccata da quello
che accade e che non muore. Il velo falso del condizionamento e
dell’esperienza, che forma il “pensiero-Io” semplicemente si è
sbriciolato. La matrice della cosiddetta realtà è scomparsa.
La seconda mattina, dopo essermi svegliata fisicamente, il
“pensiero-Io” è ricomparso, dicendo: “O merda, sono di nuovo qui, era
molto meglio non-essere”. Questo mi ha fatto ridere. E’ davvero folle
sentire questo “Io” dichiarare che preferisce non essere, quando sai con
chiarezza che non ha comunque alcuna esistenza. Ma almeno ho dovuto
riconoscere che il vecchio mascalzone offriva una cooperazione. Un po’
più tardi sono sorte delle domande e dei dubbi. “La verità se n'è andata
ora? perché la grande esperienza, il grande stato è finito?” Così c’è
stata della confusione a livello del pensiero. Il tempo è ritornato e poi scomparso di nuovo.
Era passata adesso la verità e sarebbe stata solo un ricordo? Una cosa
era indubitabilmente chiara. Non potevo più definire un “me” o un “Io”. Non potevo "io" spiegare nulla ed ero completamente consapevole che "io" non potevo FARE nulla.
Tutto quello che avevo scoperto come irreale, anche lo stato dello
scoprire, sembrava che fosse cambiato. Ho perso interesse a sapere se
era un satori, un samadhi, l’illuminazione, il risveglio o altro, ero
pronta a rinunciare a qualunque idea o concetto. In realtà avevano già
rinunciato a me e messo il Budda bambino in libertà. Ora dovevo imparare e imparare a incontrare la vita in modo veramente innocente e rimanere innocente e fedele alla verità.
Qualche
volta ho pensato se tutta la mia “preparazione spirituale”, tutto il
lavoro su me stessa, 15 anni di meditazione, terapie spirituali,
training in terapie, metodi di guarigione e di lavoro sul corpo, siano
stati utili o che effetto hanno avuto. La verità è che è stato tutto
relativamente utile, per diluire il “me”, tuttavia nessuna di esse è
direttamente correlata o connessa alla realizzazione di chi sono.
Sembra che sia stato di grande aiuto che tutta la mia vita privata e
spirituale, nel 1998, collassasse a tutti i livelli. Ho dovuto
sopportare dolori e perdite materiali ed emozionali ed ero pronta,
per la prima volta in vita mia, ad essere un normale essere umano,
piuttosto che sembrare sempre qualcosa di speciale. Non ero più interessata alla mia auto-importanza, così a lungo coltivata, e ai ruoli che avevo giocato così bene. Ero esausta dall’agire come qualcuno che non ero,
e ne avevo abbastanza di tradire me stessa e gli altri e di consolare
chiunque con della conoscenza presa in prestito. A quel tempo non avevo
nemmeno più aspettative che da tutto quello che avevo fatto o imparato
potesse uscire qualcosa di buono. Era una completa disillusione. Smisi
di fare tanti sforzi, ma non è giusto dire che “per questo” mi sono
risvegliata. Il risvegliarsi non è l’effetto di una causa.
Il
risveglio è un dono della grazia. La percezione, che vi accade
all’interno, è un’esperienza come le altre, è in quanto tale non dura. “E’ essenzialmente un non mescolare l’esperienza con la verità” come mi ha scritto per e-mail Rani proprio nel momento giusto, confermando la mia scoperta. L’esperienza è il rivestimento, e non importa quanto profonda o essenziale, passerà.
Anche gli stati profondi di samadhi vanno e vengono, non ti ci puoi
attaccare anche se sono dei doni bellissimi della vita, non sono più
importanti di un qualunque altro stato o esperienza. Poiché la mente
pensa che l’illuminazione sia uno stato, uno è portato facilmente ad
aspettarsi che gli stati di pace e beatitudine o silenzio siano degli
indici o delle prove dell’illuminazione, e che quegli stati debbano
durare. In un certo senso possono essere una prova, perché non è più
possibile negare la verità. QUELLO che sei contiene, vibra o riflette
una pace profonda e la beatitudine, e anche se non è esprimibile a
parole, in queste parole c’è una certa verità.
La
conferma che uno potrebbe desiderare viene data dall’Essere stesso. Può
venire dalle parole di un insegnante o di un amico, ma per la conferma
non c’è nessuna dipendenza dalle forme esteriori. La mente ha bisogno di un punto di appoggio. La mente si dipana nella coscienza secondo i suoi programmi.
Rimanere intoccati, senza muoversi, nel dipanarsi della mente, può
venire aiutato. Io ero e sono aiutata dalla vita stessa, dagli
insegnanti e dagli amici. Quando uno sente che ha bisogno di sostegno, il sostegno verrà dato. Non devi fare nulla per averlo, solo rimanere aperto.
L’intero
universo mi sostiene con amore e lo fa in ogni momento,
indipendentemente da quello che succede. Il gioco delle molteplici forme
dell’essere è la gioia più grande della vita, senza inizio o fine,
originale.
Da
un cuore di Budda a un cuore di Budda vi do il benvenuto. Come potete
non vedere che siete Io, che Io sono voi. Che quello che siamo è Dio.
Non vederlo ci rende mortali, e come l’amore non si moltiplica
dividendosi, noi non vinciamo la morte tornando indietro.
Lascia che Dio abbia la gioia di realizzare il tuo Sé e condividi la tua divinità con la terra e con te in tutti noi.
Il significato del Risveglio
Il
risveglio, il primo riconoscimento, l’illuminazione, è un dono della
grazia. Ogni essere sperimenta diversamente la “realizzazione iniziale”,
perché è individuale. Sembra come se fosse solo “la prima volta”
all’interno della storia dell’individuo, perché, come poi si rivelerà,
la nostra vera natura è sempre stata e sarà sempre esattamente quello
che noi chiamiamo “illuminazione”. I resoconti dell’illuminazione sono
molti belli, ma non molto rilevanti. Al più sono un buon intrattenimento
o possono essere di ispirazione. Non puoi ‘concludere’ la tua
illuminazione perché sei già illuminato e per realizzare QUELLO non c’è
bisogno di fare o non-fare. Il risveglio “iniziale” è importante perché
smantella l’”io” in quanto illusione e così mette fine al “Me e la mia
storia”. L’ “Io” è creato nel riferimento temporale della sua storia e
si identifica con il coinvolgimento nelle connessioni causali. Il
risveglio è la fine di una storia limitata, vissuta come una coscienza
separata e l’inizio di una manifestazione in continuo dispiegarsi senza
limiti.
Una
cosiddetta esperienza di illuminazione è importante come polo opposto
di tutta la sofferenza della separatezza dell’ “Io”. Fino a che non ti
svegli ti vedi solo come separato e limitato. Nondimeno, praticamente,
niente accade al risveglio. In un momento di grazia si rivela
semplicemente che tutto è uno, che tu non puoi essere diverso dal tutto,
da ogni cosa e da ognuno, e che tu non puoi essere differente da Dio,
l’amore o l’infinità. Niente viene aggiunto e niente viene tolto. Il
modo di questa realizzazione è individuale, esattamente come lo è il
successivo disvelarsi della mente. Gli esseri illuminati condividono la
stessa (unica) coscienza, ma la loro espressione è personale e in
accordo con i loro condizionamenti, o il disegno del loro carattere. Il
disegno del carattere, la personalità o le condizioni psicologiche non
“scompaiono” improvvisamente con l’illuminazione o realizzazione del sé.
Quello che scompare è il “Qualcuno” a cui appartengono. Nel momento
stesso in cui smetti di resistere, in cui smetti di fare finta di NON
essere illuminato, che è quello che tiene insieme la tua storia, in quel
momento tu SEI (illuminato).
Illuminazione non è che una parola. E’ un concetto. Il debole cerca di dare un nome all’innominabile.
Il
suono del silenzio che raggiunge il nostro cuore usando la forma vuota
di un essere illuminato, innesca la risonanza della nostra stessa
illuminazione nel nostro cuore. Senza essere esattamente della
stessa essenza di quello che riconosciamo come illuminato, non saremmo
capaci di sentire nulla in sua presenza. Il tipo di sensazione, il modo
in cui risuoniamo alla presenza dell’essere puro, è individuale. Questo
significa che ognuno “lo” sente diversamente anche se molti parlano con
le stesse parole di “pace, silenzio e amore” alla presenza di un essere
illuminato. Tutte queste sono parole che descrivono esperienze che sono
sentite attraverso i sensi come stati. Sono sensazioni molto belle, ma
non significative di per sé, non sono indicazioni dell’illuminazione di
qualcun altro. E in genere vengono usate per auto-negarsi. Ci si dice
“ah, quel tale non emana questa vibrazione, quindi non può essere
illuminato”, tutti lo facciamo, neghiamo la nostra vera natura. E’ interessante vedere come tante persone sappiano esattamente che non sono illuminate o che qualcun altro non lo è. Non è possibile conoscere la negazione di qualcosa prima di conoscere la cosa stessa.
L’illuminazione
non è uno stato, non è una percezione sensoriale. E’ la realizzazione
del puro Essere, in cui tutte le esperienze vanno e vengono, ma che è
intoccato da tutte le esperienze. E’ puro Essere al di là di ogni
parola. Puoi chiamarlo il vuoto pieno, il pieno vuoto, la non-cosa senza
fine, il silenzio senza fine entro il movimento finito della
forma….qualunque cosa tu ne dica, è già non vero perché prende forma
come un parola. E anche quando lo chiamo “senza-forma”, anche questo
implica la forma.
Tuttavia c’è una gioia incontenibile nel tentare di descriverlo, di condividerlo.
E’ la soddisfazione di tutto l’anelare in tutti i tempi e uno spazio
infinito, oltre ogni immaginazione, che si riposa silenzioso in se
stesso. Tutte queste descrizioni non vere possono dare l’impressione di
qualche genere di stato, di qualche genere di percezione o esperienza.
L’illuminazione non può essere sperimentata perché noi siamo già
illuminati ben prima che la percezione nei sensi, soggettiva, possa fare
esperienza (di essa). Pace infinita, senza limiti, coscienza libera
della nostra natura. E’ così vicina che non la vediamo. Tutto quello con
cui possiamo identificarci, questo “Io”, non può essere illuminato. E’
un pensiero e come tale è già una separazione dal tutto. “Io” è un
prodotto della mente, un conglomerato di impressioni ed esperienze del
passato.
La mente in sé è uno strumento utile, e non è la stessa cosa che l’ego.
Per sua natura la mente non può capire la coscienza libera senza
limiti, sia che si riferisca alla forma che al senza-forma. Nel cercare
di fare così vengono creati “uno che comprende”, un processo di
comprensione e un “compreso”. Questo non ha nulla a che vedere con la
coscienza. E la mente fa esperienza del “primo risveglio”. Questo
è un’indicazione per tutti quelli che da anni provano a liberarsi della
mente, è utile, ne abbiamo bisogno. Senza mente nessun illuminato
potrebbe parlare, questo testo non sarebbe stato scritto o tradotto. Nel
cercare di capire l’illuminazione c’è un pericolo, perché per capire
abbiamo bisogno della separazione che ho descritto prima. In modi molto
sottili l’illuminazione, il risveglio, la realizzazione di sé, possono
diventare un oggetto, che allora appartiene a qualcuno (illuminato).
Molte vecchie storie Zen ce ne parlano. E oggi molti risvegliati
cominciano a parlarci del disfarsi della mente dopo il risveglio. Se
“Io” sono illuminata anche un solo momento, allora “io” posso anche
essere molto non illuminata. Se la verità mi appartiene, posso perderla.
Nel
risveglio, con la realizzazione iniziale, con l’illuminazione come
esperienza di risveglio, niente finisce o raggiunge il compimento o la
perfezione. E’ un inizio, è una sfida a vivere per la prima volta
come un vero essere umano, a incontrare la vita nella verità come
verità, a lasciare che l’amore universale ti consumi così imperfetto
come sei. E’ l’amore più grande senza nessuna relazione.
Commento: "Tu" è solo un pensiero a sua volta il prodotto del movimento della mente.Talvolta la mente sequenziale, quella che "se la racconta", è ferma per qualche istante: immediatamente irrompe -come "oggetto" della vigile attenzione che rimane anche senza mente pensante- un modo completamente ribaltato di esserci. Il risveglio dal sonno alla mattina non è altrettanto immediato e potente. La sorpresa e la forza del primo istante di riconoscimento tiene ferma ancora un pò la mente, ma solo se è preparata a non spaventarsi. In questa ovvietà e semplicità, quando la mente torna attiva, rimane il senso che le risposte sono arrivate, l'incontro c'è stato, il dubbio risolto. E' la fine della ricerca e l'inizio del cammino, accelerato, verso la Liberazione finale. Ben arrivato!
Commento: "Tu" è solo un pensiero a sua volta il prodotto del movimento della mente.Talvolta la mente sequenziale, quella che "se la racconta", è ferma per qualche istante: immediatamente irrompe -come "oggetto" della vigile attenzione che rimane anche senza mente pensante- un modo completamente ribaltato di esserci. Il risveglio dal sonno alla mattina non è altrettanto immediato e potente. La sorpresa e la forza del primo istante di riconoscimento tiene ferma ancora un pò la mente, ma solo se è preparata a non spaventarsi. In questa ovvietà e semplicità, quando la mente torna attiva, rimane il senso che le risposte sono arrivate, l'incontro c'è stato, il dubbio risolto. E' la fine della ricerca e l'inizio del cammino, accelerato, verso la Liberazione finale. Ben arrivato!