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COSCIENZA INCARNATA - Adyashanti

Incarnarsi è impersonale

Recentemente è arrivata la realizzazione del perché la Coscienza abbia preso questa particolare nascita umana.
In sé non è una cosa speciale perché per chiunque in questa stanza è la stessa cosa.
In un certo senso sembra piuttosto ovvio perché sapevo il perché ma non lo avevo realizzato. Conoscete la differenza tra sapere perché e realizzare perché?
Nel realizzare il perché c’è un senso di definitezza che viene con un certo senso di autorità, autorità interiore. La ragione per cui è accaduto sembra molto semplice: per fare quello che stiamo facendo proprio adesso. E che non c’è “bisogno” di fare questo, è stata una “scelta”.

La cosa interessante è l’incredibile amore e compassione nella coscienza, che la coscienza è, un amore che sacrificherebbe se stesso per venire qui a giocare.
E questo mi ha colpito perché come ho detto questo è impersonale, non ha nessun “me” o “mio” in esso, anche se uno deve parlare come se ci fosse un me e un mio, in realtà non ne ha nessuno. Ma realizzare l’incredibile amore e compassione che causa questa nascita umana per ogni singolo essere umano. Naturalmente non so per quale “ragione” ogni singolo nasce come essere umano, suppongo per ognuno ci sia una ragione diversa, o la coscienza ha diverse ragioni, forse, alle fine, solo per giocare, dietro tutto c’è solo il piacere di giocare, penso.

In questa mia realizzazione c’era la comprensione che “questo” non è necessario. Così per fare quello, per farlo accadere, la coscienza deve creare una forma umana, e poi lavorarci su, è ovvio no? E una grande parte della spiritualità è tornare indietro a quel posto di prima che tu nascessi, prima che creassi questo che pensavi di essere, prima di questo, realizzare il te-stesso-prima-di-questo. E poi forse realizzerai perché Tu hai creato ‘tu’, perché Tu hai creato questa apparenza di ‘te’, e potresti anche realizzare che non è stato uno sbaglio.

Non importa che cosa tu abbia sofferto in quanto un ‘tu’, è un ‘tu’ illusorio, non importa quanto tu abbia sofferto è stato sempre un atto di amore che Tu hai scelto di fare, per questo è così importante scoprire chi è che sei veramente prima che nascessi in questa forma. E la cosa interessante è che la Coscienza che prende nascita umana lo fa sapendo perfettamente che si sacrifica, sacrifica la propria auto-consapevolezza per poterlo fare. Deve fare così. Ed è una rivelazione riconoscere che lo fa non solo consapevolmente ma anche volendolo.


Relazionarsi impersonalmente

Non è questa la ragione per cui siamo qui, ma è comunque la prima cosa: risvegliarsi dalla nostra “roba” (storia personale NdT), non importa che cosa sia, tutti continuano a pensare che importi che cosa sia il loro fardello, ma non importa. Importerebbe se voi foste il vostro carico emozionale, fisico psicologico, ma non lo siete.
Quando la Coscienza si risveglia dalla sua ‘roba’ quel karma possono entrare in armonia con la Coscienza, con la Coscienza risvegliata, invece che lottare, e più è in armonia più c’è fluire…
La difficoltà che le persone hanno dopo il risveglio nel cercare di incarnare quel risveglio è che in genere guardano dal lato sbagliato dello specchio: persino dopo il risveglio continuano a guardare dal lato del ‘me’, dal lato della ’roba’, del karma e solo occasionalmente guardano la Coscienza risvegliata dall’altro lato dello specchio.
E’ un gioco completamente diverso quando ti lasci essere come sei e sei dal lato dello specchio della Coscienza (uno specchio immaginario) e dal lato della Coscienza osservi questa umanità con un certo interesse.

Vedete la diversità di relazione? C’è una grossa differenza di rapporto, è una metafora ma è anche esperienziale, osservare quello che pensi di essere, perché quello non se ne andrà via, il tuo sé sarà finché tu vuoi che sia qui, dunque se lo guardi dall’altro lato dello specchio, quello che spesso chiamo il lato impersonale, il lato della Coscienza, allora sei completamente liberato, libero di dargli il benvenuto e allora si armonizzerà con la Coscienza. E’ Coscienza, ma sto parlando metaforicamente, simbolicamente; si armonizzano e così i due non sono in realtà due, due lati di una moneta.

Il rapporto che la Coscienza ha con l’umanità (la qualità dell’essere umano) (inglese: humaness) non è un rapporto in cui qualcosa debba cambiare, la Coscienza non dice mai “ho bisogno di cambiare”. La Coscienza semplicemente lascia che il cambiamento avvenga, nell’essere umano, nella forma, se rimane sveglia.
Molte volte la gente gira il capo via dalla forma, dalla propria umanità, è solo un fastidio. Ma cercano di farlo come se le due cose (Coscienza e manifestazione) fossero differenti. Così è molto importante permetterti di vedere che non c’è nulla di te che sia uno sbaglio, nulla. Perché è così che appare guardandolo dal lato della Coscienza, è così che il tuo Sé guarda l’apparenza del Sé.

Interezza (wholeness), ogni cosa è la Coscienza, ogni cosa è il Sé.
Così quando la Coscienza riflette sulla sua natura ultima è vuota, non c’è nulla lì. E quando la Coscienza riflette sulla sua natura manifesta, apri gli occhi e vedi questo. Questo e il tuo Sé, fuori dalla finestra è il tuo Sé, il pavimento è il tuo Sé, tutti in questa stanza sono il tuo Sé.
Così inerente a questa rivelazione di Unità perfetta, di semplice Coscienza, di pura Coscienza, e per pura Coscienza non intendo la Coscienza vuota ma la Coscienza come una totalità, con forma e senza forma. Nella mente di molti ricercatori spirituali la Coscienza spesso è un eterico nulla, ma non dimenticate invece che è sia quello che questo, entrambi!
Se tutto è una perfetta Unità allora non c’è proprio nulla che si possa considerare un “altro”, c’è l’apparenza di un altro: se guardate nella stanza ognuno appare diverso, quindi è ridicolo negare le apparenze degli altri. Ma le apparenze sono sempre molto ingannevoli.

Nella rivelazione dell’Unità perfetta c’è la rivelazione che non c’è veramente nessun altro, c’è solo l’apparenza di altri.
Se non c’è nessun altro, se veramente non c’è nessun altro, allora non c’è una cosa come una relazione personale. Una relazione personale implica un rapporto tra due oggetti individuali separati.

Se pensate alla relazione, e non sto parlando solo di quella tra due esseri umani, che è anche inclusa, ma di quella tra voi e la vita, voi e l’albero, voi e il cielo, voi e la stanza, voi e il tappeto, vedete che la relazione apparentemente personale tra due diversi oggetti è sempre la stessa dappertutto? La maggior parte della gente si relaziona allo stesso modo dappertutto, non solo nelle loro relazioni personali, ma nella relazione con tutta la vita. Perché il vostro rapporto con la vita si rifletterà perfettamente nei vostri rapporti con gli altri e viceversa. Così se vi ritrovate ad avere un’orribile relazione personale con gli altri vi ritroverete ad avere anche un’orrenda relazione con la vita, con la vostra vita e le vostre esperienze interiori.
Dunque nel mondo delle apparenze la relazione avviene. La domanda è che tipo di relazione è veramente? Non di che tipo sembra essere, ma di che tipo è? E dalla prospettiva della Coscienza questa relazione è tutt’altro che personale, è impersonale, totalmente impersonale.

Che cosa significa? Per molti impersonale significa distaccato, distante, freddo, separato, questo quando lo si guarda dal punto di vista personale. Ma dal punto di vista della Coscienza impersonale significa, non-due persone, im-personale o trans-personale. La Coscienza è sempre consapevole di stare relazionandosi con se stessa nella forma di apparenze diverse, questa è una relazione impersonale, quando sei consapevole che ti stai relazionando a te stesso e che non esiste proprio una cosa come una relazione che non sia con te stesso.

Quello che trovo interessante è che la maggior parte delle persone possono avere una profonda realizzazione impersonale, che è la realizzazione risvegliata della Coscienza, e possono vedere e sperimentare l’Unità perfetta, possono persino sperimentare profondamente che non c’è nessun altro e poi li vedo uscire dalla porta e relazionarsi subito come se ci fosse un altro. Ricadono subito in questo orrendo modo di relazionarsi. Questo è com’è forte l’identificazione con la separazione.

Perché relazionarsi in modo impersonale mina e minaccia ogni singolo resto di separazione che ancora scorre nelle tue vene. Come chiunque sia stato in una relazione per almeno sei mesi realizza questo è decisamente una sfida. Come ti relazionerai alla vita in generale e a te stesso e all’apparenze di te stesso in un altro? Come appare quella relazione se non ti sposti mai dalla realizzazione che non c’è nessun altro? E tuttavia continuerai a relazionarti.

Se dunque non ti sposti mai da questa realizzazione come ti relazioni? Come ti relazioni quando uno ti dice “ti amo”, e come la prendi quando uno ti dice ‘non ti amo? Di fatto non mi piaci proprio’. E tutto quello che ci sta in mezzo. Come ci relazioneremo a quell’esperienza partendo dall’impersonale, dall’esperienza diretta del sapere che non c’è nessun altro?    Che è tu tutto te stesso?     Cominciate a capire il punto, le implicazioni. Quale sono le implicazioni nel mondo dello spazio-tempo, delle apparenze, delle differenze?
In genere respingiamo le implicazioni perché è sempre una sfida a qualunque senso di separazione ci attacchiamo ancora.
(…) la Coscienza che si relaziona con la sua stessa umanità, con la sua manifestazione umana. E in genere le persone, anche se risvegliate, si relazionano alla propria umanità in modo molto personale. Ma quando dimori nella Coscienza la smetti del tutto di relazionarti con quello che chiami te stesso in modo personale.

Condivisioni dal pubblico:

...”ma quello che noto di più è questo essere molto coinvolto e nello stesso tempo molto non coinvolto, e molto giocoso”.  
…”Non sono pronto a chiamarla saggezza, ma qualcosa accade per cui sono molto meno preoccupato di come vengo preso o considerato”.
“E’ come adesso, mentre stai parlando non c’è nessuna separazione o distinzione. Il contenuto viene registrato, ma non c’è nessun afferrarlo, non è una cosa importante. In un certo senso non è molto diverso dal suono della fontana che sento nel sottofondo”.
“E’ come se per tutta la mia vita ci sia stata una ricerca della relazione intima e quando si è dissolto il punto di riferimento della persona chiamata Vendana  si è visto che non c’era nessun altro per l’amore ma che tutto era amore, tutto questo è amore e non c’era più nessuna ricerca di intimità perché tutto è intimità”
“E si è dissolto anche il desiderio, cioè non c’è più desiderio di qualcos’altro perché tutto è già qui.
La relazione è…non c’è nessuna relazione…c’è solo amore, non là, non qua, solo l’esistenza dell’amore…”
“Sì la vita è un’amicizia intima, niente viene lasciato fuori”.
Tradotto dal satsang del Dharma Café “Relationship with everything”