La
nostra vera natura è Coscienza immutabile. E’ la sorgente e la sostanza di
tutte le cose. Accoglie tutte le esperienze. E’ la realtà della nostra realtà
condivisa, senza limiti e universale. Tuttavia, molti di noi credono che quella
Coscienza sia limitata e personale. Ci sentiamo localizzati dentro a un corpo
fisico limitato. Questo profondo senso di separazione è al centro di ogni
sofferenza psicologica.
Per diventare
pienamente stabilizzati nella comprensione non-duale dobbiamo guardare da
vicino la nostra esperienza a livello dei sentimenti, del sentire (coi sensi) e
del percepire.
La credenza nella separazione vive nelle interpretazioni senza fondamento della
nostra esperienza, al livello del pensiero.
Questo
livello (del corpo) di esplorazione è spesso trascurato negli insegnamenti
contemporanei advaita. Siamo più disponibili a esaminare il nostro pensiero
alla luce della vera natura ma meno aperti ad offrire al nostro corpo la stessa
luce. Eppure come può il corpo-mente venire riorchestrato da questa
comprensione se a livello di sentimenti operano ancora delle identificazioni
non viste?
Fino
a che non ho incontrato Francis Lucille (insegnante advaita che si è realizzato
con Jean Klein) ero molto occupata a cercare sollievo dalla ‘mia’ sofferenza:
l’ansietà intensa che scorreva nel mio corpo o le pesanti nuvole di depressione
che mi avviluppavano come un bozzolo si esprimevano con configurazioni di
pensiero, sentimenti e reazioni. Era tutto quello che sembravo conoscere di me
e non erano affatto accettabili! Così la maggior parte del tempo ero presa da
un ciclo ripetitivo di evitare, resistere e cercare.
Vivere
vicino a Francis e altri amici cucinando, scherzando, meditando, facendo yoga (Jean Klein insegnava una particolare forma
di yoga presa dal Shivaismo Kashmiro per approfondire la Consapevolezza,
Presenza, e perdere l’identificazione col corpo, N.d.T.).o semplicemente
stando insieme senza fare nulla di speciale, mi ha fatto ritornare
continuamente alla verità. La trasmissione era diretta e si rivolgeva a un dimorare permanente nella Pace, la
Felicità e l’Amore.
Durante
le sessioni di consapevolezza del corpo
venivamo riportati continuamente e insistentemente indietro alla nostra vera
natura al livello dei sentimenti e delle sensazioni. La sensazione di essere un
essere separato veniva affrontata a quel livello. Veniva investigata
apertamente, senza paure e vista chiaramente per quello che era.
Fino
ad allora il livello del corpo era rimasto impenetrabile, irrazionale, coperto
di strati di sentimenti semivisibili e spaventosi come la foresta oscura dove i
bambini si perdono nelle favole. Ma ora venivamo guidati nell’oscurità e
incoraggiati con gentilezza. Alla fine
il corpo è stato conosciuto come una sensazione in manifestazione che veniva
riassorbita dalla sua stessa sostanza: Coscienza aperta e infinita.
Adesso
la comprensione non-duale è la mia esperienza ordinaria. Più vicina del più
vicino. E’ la prospettiva assoluta di tutti i tempi. E’ una prospettiva che è
globale, vuota, senza idee preconcette né progetti. Da questa apertura nascono
prospettive più relative per venire incontro alle diverse circostanze…
Ciò
che mi ha portato alla terapia coi movimenti di danza è stato il riconoscimento
delle proprietà di guarigione e allo stesso tempo della saggezza numinosa e
unitiva a cui si rivolge l’esperienza diretta del corpo. Ero e sono innamorata
della gioia in cui il corpo si scioglie quando si muove e danza.
Mi
dilettavo in una sequenza familiare: prima ero quella che si muoveva, che
esprimeva la sua storia, con tutt’attorno lo spazio e la terra sotto come
controparti di questa danza nella dualità. Poi l’attenzione si spostava
naturalmente in posti più espansi, il cui contenuto psicologico faceva strada a
un’energia semplice, a un movimento senza intenzioni o volontà personali, ma
tuttavia pieno di sue emozioni. Il corpo percepito diventava sempre più
sottile, senza peso, dinamico, e il movimento era libero, intessuto di
filamenti di silenzio luminoso. Era il
giusto incontro di spazio ed energia. Mi conoscevo come una vibrazione di
Presenza, e alla fine mi dissolvevo nella Presenza pura, immobile.
In
questi giorni che lavoro come terapista, vengono dei clienti che vogliono
condividere questa affinità ed esplorare la loro esperienza attraverso il
corpo. Alcuni hanno un interesse specifico per la non-dualità. In questo caso la danza o il movimento di energia
sente/conosce se stesso come un gesto della Presenza in Sé stessa.
La
prima cosa che viene stabilita è la Presenza, la nostra vera natura. La nostra
identità reale che non conosce limitazioni e non conosce nessun altro. Anche se
può non venire realizzato completamente la prendiamo come possibilità di cui
essere interessati. Rivolgiamo i nostri cuori, corpi e menti verso questa
Presenza.
La
ragione è che queste sessioni col corpo sono radicate nel nostro amore e
devozione per la Verità. Non sono esplorazioni oggettive e pragmatiche di stati
del corpo, stati di energia o vibrazione. Non sono fatte per conseguire qualcosa.
Non programmiamo di lasciare la sessione sentendoci più espansi, più rilassati,
più di qualcosa o meno di qualcos’altro. Queste sessioni ci riportano al nessuna-cosa, la verità vuota e trasparente che siamo,
che si traduce in Pace, Amore, Felicità.
Dopo
esserci stabiliti nella presenza cominciamo un’esplorazione profonda della
credenza nella separazione al livello non razionale di sensazioni, sentimenti,
e percezione. Cominciamo ad ascoltare la
nostra esperienza del corpo direttamente, senza la solita mediazione di
concetti, memorie, immagini. Quindi ci immergiamo nel flusso di sensazioni che è la nostra esperienza attuale del corpo e
cominciamo a vedere che esso appare, come ogni altra cosa, in uno spazio di
coscienza che è apertura pura, come un vasto cielo blu. E cominciamo a
conoscerci come questa Apertura.
Mentre
procediamo in questa esplorazione incontriamo
quelle sensazioni che sembrano opporsi al conoscerci come Apertura: la
sensazione di essere solidi, pesanti, compatti. Sensazioni di essere limitati e
separati dalla terra o dallo spazio tutt’attorno; sensazioni di essere
localizzati dentro a un corpo come uno che sente, uno che si muove, uno che
pensa, uno che fa, sensazioni di essere identificati con un’attitudine
corporea: paura, difensiva, vittimismo, superiorità.
Quando
permettiamo che affiorino alla superficie strati più profondi incontriamo sensazioni di mancanza,
insicurezza, paura, che sono bloccati profondamente nel tessuto del corpo, in
catene somatiche e costellazioni di energia. Impariamo ad affrontare tali
sensazioni e sentimenti direttamente al loro livello. Mentre li percepiamo
realizziamo che appaiono e si dispiegano in noi come fatti di noi stessi: una
presenza che è trasparente e amorevole.
Con
questa realizzazione viene un movimento spontaneo di cooperazione a livello del
corpo. E’ come se ogni sensazione si desse alla Presenza; come se la sensazione globale del corpo si dissolvesse nello spazio in
cui appare. Qualunque sentimento o sensazione che appaia che porti un senso
di ‘me’ separato e localizzato, viene offerto a quello che riassorbe tutto il
‘senso di me’ in Sé stesso e che è il solo ME reale.
La
trasmissione è quel conoscere il Sé attraverso il Sé. Avviene fuori dal tempo e
dello spazio, fuori dall’ambito dell’esperienza relativa. Non è né un
apprendimento né un disimparare. E’ più come un essere immerso ancora e ancora
nella comprensione fino a che il tuo intero essere ne è permeato. L’imparare e
il disimparare sono un naturale sviluppo spontaneo. Tutto quello che devi fare
è di metterti sulla strada della Verità. Il
tuo Sé non ha bisogno di imparare o disimparare nulla per conoscersi. Conosce
Sé stesso direttamente e completamente.
Talvolta
un vecchio trauma o una contrazione profonda hanno bisogno di sciogliersi (unwind).
La storia ha bisogno di venire raccontata, le lacrime di scorrere, le immagini
vogliono prendere forma. Tutto avviene senza fretta e in uno spazio aperto.
Alla
fine siamo interessati sempre e soltanto nella Consapevolezza, quindi non c’è
uno schema fisso o un impulso a manipolare l’esperienza ma piuttosto un cooperare con il dispiegarsi organico della guarigione. E per guarigione intendo sempre un riallineamento
del corpo e della mente con la nostra vera natura; niente a che vedere con
la scomparsa di sintomi, anche se può accadere.
Se
il cliente è un vero amante, è facile accogliere bene depressione, traumi, e
sofferenza. C’è una più ampia prospettiva e meno effetto gravitazionale in ogni
particolare costellazione dolorosa. La
credenza nella separazione che la sofferenza ha catturato e perpetuato come un
blocco energetico viene compresa e vista per quello che è: sono una
vittima, nessuno mi ama, non valgo nulla, che scopo c’è….e, essenzialmente: non
voglio morire.
Tanti
ricercatori hanno una mente forte e intellettualizzano i concetti ma non sono
capaci di cadere nel cuore o di far esperienza del corpo. A un certo momento
qualcosa si scioglie se sono dei ricercatori sinceri. Nel recipiente amorevole
della relazione terapeutica le cose si dipanano coi loro tempi. Questo amore
non collude con la sofferenza personale. Accoglie la totalità dell’esperienza
rimanendo Coscienza impersonale e universale. E’ contemporaneamente
compassionevole ma ferma. Talvolta prende la forma di un’amorevolezza materna,
di un consigliare, di un indagare, di un giocare. Talvolta rimane come un
silenzio aperto