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ILLUMINAZIONE - Jackie O'Keeffee


C’era una volta una donna irlandese, dura lavoratrice, indipendente, e bevitrice di birra Guinness. Si chiamava Jackie O’Keeffe e credeva completamente di avere una vita personale diretta dalla sua libera volontà. Nei suoi anni venti era molto attiva, lavorava a giocava duramente spinta da ideali e ambizioni. Per molti anni partecipò a terapie, in genere psicoterapie, dove dipanò le storie della sua infanzia.
Una domenica pomeriggio, all’età di trenta, era a pranzo con degli amici. In un attimo ci fu l’apparenza di fantasmi tutt’attorno alla sala da pranzo. La sua prima risposta fu che qualcuno le avesse somministrato una qualche pillola, ma non era così. Questa abilità di vedere il non fisico non scomparve e si sviluppò intensamente nelle settimane seguenti. Mentre era snervante e stimolava una risposta di paura, qualcosa dentro voleva accettare la sfida di vedere che cosa stesse veramente succedendo. Immaginatevi di stare allo sportello della vostra banca e che quando parlate con l’impiegato appare dietro di voi una vecchietta che chiede direttamente a Jack di dire a sua figlia (l’impiegata della banca) di separarsi dal suo ragazzo. Molto divertente e una distrazione totale da quello che era stato fino ad ora il “mondo reale”.
Quello che si stava manifestando, il funzionamento della realtà non fisica, era molto più interessante di qualunque cosa la vita stesse offrendo in quel momento. Esattamente una settimana dopo da questa prima visione apparve un uomo sulla sponda del suo letto, nel bel mezzo della notte, che disse che le avrebbe detto tutto quello che voleva sapere su quanto le stava succedendo. Seguì una lunga conversazione e alla fine Jac credette di prendere la decisione di lasciarsi guidare dallo “spirito”. In sei mesi Jac aveva abbandonato tutti i suoi contratti come consulente artistico free lance e aveva cominciato a lavorare come cacciatrice di fantasmi.
Secondo l’economia divina al suo ego era stato dato un grosso colpo attraverso questo cambiamento di carriera. Per Jac era uno dei mestieri più squalificanti che tagliava attraverso la sua auto-immagine e distruggeva qualunque attaccamento a una carriera.
Un anno dopo si manifestò l’abilità di vedere i chakra, le aure e le vite passate e così i suoi clienti divennero esseri viventi. La sua prospettiva del mondo stava cambiando rapidamente. Il database di quello che può apparire reale e che sembrava esistere con autenticità si espandeva continuamente e, in qualche modo, senza fine e senza limiti. Era chiaro che le credenze erano delle limitazioni mentali soggettive e del tutto dipendenti dal condizionamento attivo in un dato momento.
Il concetto di arrendere la volontà personale alla volontà divina acquistò senso e il suo lavoro diventò servizio. Recitare preghiere e meditare come pratica quotidiana diventò essenziale quanto respirare. Prevaleva una certa intensità e veniva percepito che qualcosa la stava spingendo avanti e avanti e avanti. Ma verso che cosa? Questo non fu mai chiaro a Jac, nemmeno sembrava esserlo il farsi quella domanda, semplicemente la comparsa di tanto lavoro da fare nell’innalzare la coscienza in sé e negli altri. L’approccio era di coltivare la pratica e mostrare alla gente come osservare i loro pensieri e non essere più schiavi della mente.
Durante una cerimonia del Santo Daime (cerimonia amazzonica dove si beve il daime, bevanda psicotropa) un grande vuoto nero interiore spogliò jac di ogni cosa, sembrò che l’annichilisse totalmente. Durante questa cerimonia spirituale fu visto che l’esistenza era un pensiero. L’esistenza stessa non era niente di più che pensiero e così lei stessa non era reale in modo autentico. Tutti pensieri che Jac esistesse vennero spazzati via. Combattere per la sua vita, per una qualunque realtà che fosse intellettualmente ragionevole si rivelava priva di senso. Fu un’esperienza traumatica che durò molte ore.
Nei giorni seguenti fu chiaro che tutto quello che si manifesta non è altro un pensiero, e che è anche un pensiero la realtà percepita attaccata alla creazione. Ma lei non aveva altro che questa comprensione intellettuale. Nessun libro, nessun insegnante le vennero in aiuto e fu solo cinque o sei anni più tardi, quando era in India, che incontrò dei libri che discutevano e spiegavano la non dualità.
Tuttavia la vita sembrava continuare apparentemente imperturbata dal fatto che tutto fosse solo un sogno che si dispiegava, solo per gioco. Era chiaro che tutto quello che poteva accadere era senza scopo e significato, eppure sembrava accadere…in qualche dimensione che non era proprio nel nucleo di tutto quello che è.
Poiché sembrava che la pianta medica potesse aiutare fu comprata dell’ayawaska. Divenne chiaro che il processo di guarigione del cammino spirituale era senza fine; la mente avrebbe presentato sempre dei nuovi scenari come problemi da trattare. Tutto quello che stava offrendo non erano che altre opportunità per impegnarsi in un processo di pensiero su “tutto su di me”. Il cammino della guarigione emozionale e spirituale era ciclico e rigettò Jac. In una visione aveva compreso che avrebbe dovuto scegliere tra la sua vita “normale” di matrimonio e servizio e una resa totale a qualunque cosa si impegnasse sui resti di una Jac personale.
C’era la credenza che si sarebbe ammalata se fosse rimasta una casalinga. Che fare se non seguire la luce? E a quel punto il sole fisico sembrava offrire più luce di ogni altra sorgente, fisica o non fisica. Così si spostò da sola in un campeggio nel sud della Spagna per tre mesi. Dopo una breve visita all’Irlanda per impacchettare tutto si spostò a El Hierro; il silenzio e lo scrivere, la natura e la meditazione dettavano il suo stile di vita. Un amico spagnolo le chiese di venire in India nell’ashram di Amma, “Amritapuri”, in Kerala. Jac non si ricorda nulla dei sei giorni in cui rimase lì. Il suo amico si prese cura di lei fisicamente e mentre quel periodo stava terminando e ritornava un po’ di capacità di stare consciamente nel mondo, fu anche conosciuto direttamente che non ci sono individui.

Sia il personale che il divino non hanno nessuna base nella Realtà. C’è semplicemente l’apparenza di energia che si muove attraverso la forma e parte di quell’energia è pensiero. Tutto quello che c’è nella creazione si muove come una massa in flusso continuo, non aggiungendo o sottraendo mai nulla dalla somma totale di quello che è. L’energia cambia semplicemente da una forma all’altra. In qualche modo a tutto questo viene dato un nome ed è etichettato come se comprendesse parti separate, e poi questo viene considerato la verità. Tuttavia c’è un prima di tutti i cambiamenti e l’attenzione può rimanere lì.
Per Jac rimaneva un ultimo desiderio, ancora attivo, che le dava l’idea di esistere. Veniva creduto in modo intermittente e non creduto veramente, ma quando era attivo sembrava veramente che ci fosse una donna che avesse un desiderio.  La natura del desiderio non si era ancora manifestata. Dal Kerala al Tamil Nadu alla montagna di Arunachala. Partecipando a dei satsang e trovando parole che indicavano Quello che è al di là, permise ai vari meandri di comprensione intellettuale di mettersi insieme. Era chiaro ora come “Born to be Free” sarebbe diventato un libro…c’era, dopo tutto, un modo di indicare la Verità. Parlare dalla Verità produceva silenzio ed era un sollievo vedere che le parole avevano ancora un ruolo da giocare in questo.
Stando in Tiruvannamalai c’erano periodi di pratica spirituale intense e lunghi periodi di silenzio naturale. Un giorno sembrò che la mente si stesse rompendo, spaccandosi in frammenti. Fu rivelato che la memoria non era altro che un pensiero. Non c’era nessun modo di connettere alcuna storia passata con questo corpo fisico senza credere a un pensiero assieme alla qualità di memoria attaccata. Semplicemente si crede che le memorie siano vere ma non c’è nessun modo di sapere se siano veramente accadute. Forse non lo sono mai, il tempo stesso è un grande ingannatore…connette puntini che non sono connessi eccetto che attraverso dei concetti che vengono creduti veri.
La sensazione di aver bisogno di cure psichiatriche passò nella mente ma tuttavia, improvvisamente, non c’erano più pensieri personali. I pensieri non sono più creduti veri, quella capacità, quel circuito neurologico sembra che non funzioni più. E’ permanente? Chi lo sa? Ma una cosa è sicura: non c’è nessuno qui che si preoccupa se il film viene creduto o no. Tutto passa semplicemente attraverso la coscienza, si muove attraverso in modo benigno e gentile. Tutto si manifesta così come è, non può essere diverso da come è, ma un “io” personale non ci crederebbe. E’ nella natura dell’ “io” personale.
Un anno dopo a Jac fu chiesto di dare dei satsang e beh…in qualche modo lo show va avanti senza l’appropriasi di alcun pensiero o azione. Non riferire nulla ad un “io” non significa nessuna responsabilità, perché è chiaro che c’è solo Dio, tutto è Dio o tutto è Nulla, come preferite. Senza un “io” personale non ci può essere appropriazione di alcuna cosa, non è “tuo” neanche un pensiero. Tutto continua a passare attraverso e anche il vedere tutto, l’etichettare quello che passa svanisce.
Che dire, se non il cliché, che alla fin fine… non è mai accaduto nulla!