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PRATICHE PER STABILIZZARE IL RISCONOSCIMENTO - Marcia Rich

Natura della Coscienza non-duale
Alla fine il sé personale trascende ogni senso di separazione e viene rimpiazzato da una vasto sentimento cosmico del sé universale senza confini. E' l'esperienza non tanto di un'espansione della mente quanto dell'annichilazione della mente e dell'ego, che scopre una dimensione di Essere radicalmente nuova. E' una consapevolezza perfettamente senza ego della realtà nella sua unità indivisibile. E' la coscienza della realtà a livello non verbale silenzioso, non concettualizzante e non dividente.
Facendo esperienza di questa espansione dell'essere,  dentro a questo stato non-duale nasce la comprensione che non siamo solo un corpo-mente e che la nostra vera identità è vastamente al di là del contenitore limitato del corpo-mente con cui di identifichiamo. Tuttavia, mentre molti hanno un'esperienza spontanea della coscienza non-duale, la maggior parte non rimane stabilmente a dimorare in questo stato come modo continuo di essere.
Il modello di sviluppo di Wilber suggerisce che dentro alla coscienza umana la struttura del sé si muove attraverso nove livelli di sviluppo che abbracciano la crescita pre-personale, il personale e il transpersonale. Prima di questa annichilazione dell'ego una persona può fare esperienza di momenti temporanei di stati espansi di consapevolezza mistica o non-duale che la spingono a ricercare una soluzione permanente per mantenere questo stato.
Conosciamo una cosa solo unendoci con essa, assimilandola, interpenetrandoci...La saggezza è il frutto della comunione; l'ignoranza l'inevitabile parte di quelli che "tengono se stessi per se stessi" e stanno separati, giudicando, analizzando le cose che non hanno mai conosciuto veramente.....

Aspetti del processo di trasformazione
   Ho intervistato cinque donne di età compresa tra gli ultimi venti e gli ultimi cinquanta, che soddisfacevano il criterio di aver fatto un'esperienza di una trasformazione di coscienza durante una crisi esistenziale. I dodici temi esplorati forniscono un'illustrazione dell'esperienza vissuta della trasformazione della coscienza di cinque donne ordinarie che hanno descritto che le loro vite e il loro senso del sé è stato cambiato in modo fondamentale da un processo che è cominciato con un'esperienza dirompente della piena vacuità misticamente interconessa. La natura di questo viaggio transformativo si è rivelata non come statica, ma piuttosto come un processo senza fine di cambiamento e trasformazione. Sono state identificate le caratteristiche essenziali di questo processo, ad iniziare dal bisogno continuo di lavorare su problemi psicologici e il chiarire e liberarsi di emozioni disturbanti, il guarire problemi psicologici e il lasciar andare credenze non più compatibili e modi di essere che tengono uno bloccato e limitato.
Connesso con questo è un crescente orientamento a prendere responsabilità per i propri problemi, azioni, e qualità della vita. Inoltre viene suggerito che il processo di trasformazione sia ciclico con trasformazioni di coscienza intersperse tra cicli regolari degli aspetti dell'esistenza più difficili e più mistici. Questi spostamenti nella coscienza avvengono al di là del controllo del sé individuale. Si nota anche che la capacità di rimanere col dolore dell'esistenza e di lavorare sui problemi psicologici richiede coraggio. Viene riconosciuta come parte integrante del viaggio una qualche pratica spirituale quotidiana che crea un senso di ri-ricordo del già percepito senso di illimitatezza e interconnessione dell'esistenza che è la sorgente di ogni cosa.
Nei momenti bui questo ri-ricordare aiuta ad alimentare il coraggio di cui c'è bisogno per continuare. Inoltre si nota anche una consapevolezza crescente dell’accettazione della vita così come è combinata con un attitudine di resa e un approfondimento della compassione per sé e per gli altri.
Più avanti nel processo di trasformazione c'è un progressivo allentarsi dell'attaccamento all'identità del sé separato e quindi una corrispondente perdita della paura della morte. C'è anche un aumentato senso di dimorare nello stato di coscienza non-duale descritto come una vuota pienezza interconnessa dell'esistenza. La preferenza che la vita "sia in un certo modo" diminuisce e l'integrazione dei vari spostamenti di coscienza vengono espressi come una spinta a portare il senso di spiritualità che continua ad approfondirsi nel mondo  con azioni congruenti a questo stato di essere "interiore".

L’esperienza iniziale: la rottura del velo
Tutte le donne intervistate descrivono un'esperienza spontanea dirompente nel mezzo di una crisi dolorosa, dove irrompe nella coscienza uno stato dell'essere che è contemporaneamente esperienza di vuoto e di pienezza dell'essere. In questo stato i confini del sé sembrano dissolversi ed emerge un senso di sapere che l'esistenza è vuota, interconessa e piena simultaneamente. Le partecipanti hanno anche riferito di sentimenti meno legati all'importanza della propria identità personale e alla definizione di "chi pensavano di essere". La più importante è l'esperienza di dissolversi nella vastità dell'esistenza e il senso di sapere che l'individuo non è separato ma è quello che viene vissuto: un'essenza interconnessa di senza-forma nella forma.
Durante questa esperienza tutte le donne hanno riferito di aver provato un vasto senso di "espansività" e come di un essere "inserite nella presa" di energia dell'esistenza che viene compresa come la sorgente di tutto. C’era la consapevolezza di un senso di “completezza” e di “conoscitività” (Knowingness); che “tutto ha senso così com’è”; e che “la vita ha perfettamente senso così com’è”. C’è una percezione istantanea che ogni cosa nella vita ha origine dalla stessa sorgente e che alla fine non c’è nessuna separazione reale. Cioè vuoto e pienezza, beatitudine e dolore, provengono tutte dalla stessa sorgente. Allo stesso modo vita e morte non sono separate ma solo aspetti reciproci dell’esistenza. Queste donne descrivono anche che l’esperienza intensamente significativa di essere riempite dal vuoto interconnesso dell’esistenza non è cosa che può venire creata o mantenuta a volontà. Irrompe nella coscienza spontaneamente e se ne va nello stesso modo. Da alcune viene descritto come un dono della grazia del divino.
Mentre l’esperienza di rottura viene descritta come di espansione e di trasformazione, al momento crea anche turbolenza e crisi per alcune di loro. Ciò che ne segue è un’esperienza tipo di morte perché altera le percezioni e le credenze a lungo coltivate sulla realtà e intensifica i problemi irrisolti presenti nella coscienza, alimentando un viaggio psicospirituale “senza fine”.

Svuotamento continuo dei problemi
Tutte le partecipanti identificano come tratto saliente del continuo viaggio psicospirituale il continuo riconoscimento e l’elaborazione di problemi psicologici personali da lungo pendenti, e lo descrivono come un bisogno di “svuotarsi”, “di liberarsi” e di “lasciar andare”. Viene anche riconosciuto che quando sorgono problemi ed emozioni disturbanti ogni persona deve guardarsi dentro ed essere onesta con se stessa ed elaborare quello che succede nel momento. E’ importante non dividersi da esperienze o aspetti di sé disturbanti ma chiedersi invece “Che cosa dice di me?” per facilitare la comprensione e poi elaborare le emozioni corrispondenti e “lasciar andare”.
Le partecipanti riconoscono che l’impegno nel fare questo “lavoro profondo” di “sentire e riconoscere onestamente e poi elaborare e lasciar andare” è particolarmente importante quando si sentono delle reazioni negative verso un altro.
Così viene riconosciuto come aspetto significativo della trasformazione della coscienza il continuo “ripulirsi” di vecchi comportamenti e problemi, “ripulire continuamente tante trappole psicologiche e blocchi per poter rimanere puliti”.
Alcune spiegano che questa abilità di essere continuamente consapevoli dei problemi personali, di elaborarli e di “lasciarli andare” di momento in momento le ha aiutate nella loro capacità di perdonare di più sé stesse e gli altri. Non lasciando più peggiorare le cose e non evitando più i problemi o rinchiudendoli in un cassetto risulta più facile “lasciar andare” e, come risultato, ci si accetta così come si è.

Assunzione di responsabilità
Un modo in cui queste donne parlano del prendersi responsabilità è il riconoscimento che devono ancora vivere nel mondo così come è e non cercare di scappare dalla vita “così com’è”. L’individuo ha ancora bisogno di  trovare modi di rimanere connesso con le realtà pratiche della vita e con le responsabilità di cui è investita. Si ha ancora bisogno di essere responsabili di se stessi nel mondo concreto pratico, anche se la propria esperienza del mondo può essere diversa da quella degli altri. E’ importante trovare un modo di vivere nel mondo e nello stesso tempo esistere in una coscienza espansa.

Esperienze cicliche
Tutte le donne descrivono il corso del loro processo come un processo trasformativi “senza fine”, ciclico piuttosto che lineare, perché implica periodi di alternanze di esperienze dolorose e esperienze mistiche/non-duali: come dice una di loro: “Può essere come un cammino molto tortuoso, o una spirale, o un cerchio, o ciclico, ma non è lineare, passo dopo passo, e possiamo andare avanti o indietro. Possono venire sentimenti di disperazione e poi di nuovo sensazioni di beatitudine”. Tuttavia, tutte le partecipanti dicono che con l’approfondirsi dell’esperienza i momenti dolorosi diventano meno frequenti e più effimeri man mano che imparano ad abbracciare “il non cercare di fuggire al dolore ma invece ad accettarlo e ad imparare dall’esperienza”. Tra i periodi dolorosi ci sono periodi caratterizzati da un’espansività piena di pace, pienezza dell’essere e connessione alla qualità divina del proprio sé. Con questo processo ciclico emerge un cambiamento dello stato coscienza e un profondo senso di spiritualità interconnessa.
Tutte le donne riferiscono che mentre lavoravano sui loro problemi psicologici e continuavano a connettersi con stati dell’essere più espansi, il cambiamento dello stato di coscienza avveniva fuori dal loro controllo. Di nuovo nelle loro descrizioni emerge la nozione di “grazia divina” o di “intervento divino” e un senso che questi cambiamenti di coscienza in stati  più espansi abbiano origine da una sorgente che è al di là del sé individuale. Una di loro racconta che più a lungo è stata sul cammino di trasformazione più ha imparato ad essere aperta a quello che accade e a lasciare che il processo si sviluppi per conto suo. Ha avuto spesso una “sensazione intuitiva che stesse per iniziare un importante cambiamento” ma non sapeva esattamente che cosa fosse e dove l’avrebbe condotta.
L’ansietà sorge in genere perché “voglio sapere, perché vogliamo sempre sapere…voglio sapere che cos’è e dove mi porterà”. Spesso quando stava per accadere un importante cambiamento sentiva come se l’energia la spingesse: “Sento come se venisse da qui dietro, da dietro la testa, come se ci fosse un’energia che cambia e mi spinge avanti verso un posto, in termini di sentimenti”. Tuttavia c’è l’aspetto comune che mentre si muovono ciclicamente dentro e fuori stati di dolore e di beatitudine della coscienza e continuano a lavorare per svuotarsi dei loro problemi, vengono rivelati aspetti sempre più profondi di dolore e del sé da lasciar andare. E da questo processo emerge un “senso di compassione di sé e gli altri del tutto nuovo”.

Trovare il coraggio

Tutte hanno riconosciuto che per continuare nel viaggio ciclico di trasformazione con i suoi stati di ansietà, paura e dolore, si richiede coraggio.
Come dice una di loro: “tutto quello che posso fare a questo punto è di prendere un giorno per volta e affrontare me stessa, le mie paure, quello che voglio, i miei bisogni e chiarirmi veramente. Ho trovato che più entro nella paura e meno è spaventosa. L’unico che modo che  ha per controllarci è con la paura stessa. E c’è qualcosa di potente che in realtà la riconosce e la lascia stare lì. Malgrado il sentimento di paura sia lì possiamo farlo e questo è il ‘trucco’ che ci permette di superarla”.

Riconnettersi e ri-ricordare con la pratica

Nel tempo tutte hanno sviluppato delle pratiche quotidiane che le hanno aiutate a ri-connettersi e ri-ricordare il senso pieno del vuoto dell’esistenza e la natura mistica interconnessa di “il tutto e ogni cosa”. Descrivono l’impegno in una varietà di pratiche come la meditazione, il Wicca, lo yoga, il cantare mantra etc. Tutte le donne hanno detto che è stata questa esperienza di interconnessione che le ha aiutate a trovare il coraggio per affrontare le loro paure. Riferiscono anche che con la combinazione del continuo lavoro psicologico e del lavoro spirituale sono arrivate gradualmente ad accettare e apprezzare “la vita così com’è” piuttosto che focalizzarsi su “come dovrebbe essere”.
Con l’accettazione del dolore è emersa l’accettazione sia del dolore che della sofferenza come aspetti non evitabili dell’esistenza stessa. “I buddisti parlano della sofferenza; dicono che in tutte le nostre esperienze c’è sofferenza. E per la maggior parte della nostra vita cerchiamo di scappare dalla sofferenza. Ma ora accettiamo che la vita è sofferenza. La vita ha la sofferenza come parte della sua natura. Non devi più nasconderti da essa. Puoi trovarci pace, la pace nella sofferenza”.

Accettazione di quello che è

“Un’accettazione del lato “giù” della vita è come diventata una seconda natura e mi ha aiutato a non lottare nei momenti difficili. Devi solo accettarlo, vedere che anche le cose brutte sono necessarie nella vita perché ti fanno quello che sei. Accetta quello che viene, chiediti: “che cosa posso imparare da questo? Che cosa mi sta dicendo?” Con questo orientamento è emerso un maggior fuoco sul “vivere nel momento presente” e su un atteggiamento mentale orientato ad apprezzare la “perfezione di ogni momento” sia che il momento includa della gioia che del dispiacere. Questa è la consapevolezza priva di scelte di ogni momento così come è.

Lasciar andare l’illusione di essere in controllo

C’è un bisogno profondo di arrendersi e di lasciar cadere l’illusione di “essere in controllo” di qualunque cosa l’esistenza presenti nelle loro vite…”So quando sono arresa perché c’è un profondo senso di pace”. Per un’altra arrivare a una posizione di “resa” e accettare l’idea di non essere in controllo ha significato “rinunciare alla lotta che ci sia qualcosa da ottenere” anche nel campo spirituale.

Compassione a cuore aperto come il centro dell’Essere
Tutte le donne hanno condiviso che più a lungo sono state sul cammino più hanno provato un sempre più profondo senso di compassione verso di sé e gli altri. Una ha raccontato che il centro del suo essere si è spostato, durante il cammino, diventando più a cuore aperto e “molto in contatto con l’importanza dell’amore” sentendo questo amore non solo verso se stessa ma anche verso l’umanità intera. Un’altra ha condiviso che per lei la compassione sempre più profonda è connessa alla coscienza che non ci sia “una reale separazione tra me e gli altri”. Specialmente quando sente rabbia o negatività verso gli altri si rende conto che in realtà reagisce a un qualcosa dentro di sé e quindi si guarda dentro per “girarsi indietro” e guarire la ferita interiore. Non appena vede se stessa nell’altra persona nasce la compassione….Perché non posso vedere me stessa, non posso vedere i miei giudizi e la mia arroganza fino a che non le vedo riflesse in qualcun altro e le riporto a me stessa”.

Lasciar andare l’attaccamento all’identità del sé separato

Man mano che il viaggio di trasformazione procede tutte queste donne hanno fatto esperienza di un allentamento dell’attaccamento all’importanza della propria identità e al senso di un sé separato. Con il lavorare sui loro problemi psicologici e il “lasciar andare” condizionamenti socio-culturali, continuano a essere eliminati strati sempre più profondi del “sé socialmente condizionato” e le “storie” delle loro vite. L’identità personale come fattore guida della loro vita è diventata sempre meno importante. Invece che identificarsi col sé condizionato e esserne limitate si è sviluppato un naturale allentamento dell’attaccamento all’identità  personale o egoica.
Un orientamento più consistente, un crescente spogliarsi dell’identità personale hanno condotto a un minor attaccamento personale al mondo e a un’esperienza di vita energeticamente più aperta e più fluida. Così col processo di guarigione delle ferite emotive e psicologiche, l’abbracciare gli aspetti ombra e il decondizionamento del sé, la struttura e l’esperienza del sé della donne sono passate attraverso un processo di cambiamento e trasformazione. Questo processo, combinato con un approfondito senso di connessione al pieno-vuoto dell’esistenza come terreno fondamentale dell’essere, ha creato un apprezzamento per il bisogno di lasciar andare gli attaccamenti psicologici all’identità e ad essere più orientate verso l’interconnessione di ogni cosa.
Con un maggior fuoco sul vivere nel momento presente e all’apprezzamento del vuoto mistico dell’esistenza c’è stato un minor bisogno di identificarsi con ruoli o aspetti dl sé particolari e quindi si è manifestato un ulteriore allentamento degli attaccamenti all’identità personale.
Per una c’è la percezione che come esseri umani  siamo “sia separati che connessi nello stesso tempo” e la sfida per lei è di trovare un modo di vivere questo paradosso di “un’esistenza separata e tuttavia connessa”. Racconta di aver realizzato che “Non c’è ragione di pensare che non sei in questo mondo e separato. Così la sfida è rimanere nel o vivere il paradosso. Separato e connesso nello stesso tempo”.

Perdita della paura della morte

Mentre tutte parlano della lotta di vivere nel paradosso di essere separate ma connesse e di avere un sé fisico ma tuttavia di perdere il senso di un sé separato, hanno anche visto che in questa lotta perdono la paura della morte.
“Ho realizzato che la morte è solo un portale, così la coscienza di questo rimuove la paura”. Raccontano anche che con la paura della morte se ne va anche la basilare paura di vivere. La capacità di vivere l’intero spettro dell’esperienza nelle loro vite aumenta in modo drammatico.

Vivere con un vuoto pieno integrato

Tutte loro condividono che più a lungo sono state coinvolte in questo processo senza fine di cambiamento e trasformazione meno le loro vite sono compartimentalizzate e più vivono in un modo integrato. Per “integrato” intendono che non ci sono aspetti divisi del sé e che i blocchi e trappole del sé tendono a svanire sempre di più. Con questo diminuisce la divisione tra essenza spirituale e identità. Non c’è più un sé diviso, disconnesso, separato da se stesso. “Vuoto integrato”: anche se c’è ancora un’identità che ospita il suo essere ed ha ancora confini e ruoli da soddisfare questi sono suoi aspetti funzionali piuttosto che l’essenza di quello che è veramente.
Un altro modo in cui l’integrazione viene riconosciuta da tutte loro è l’emergenza di un costante apprezzamento della comprensione che tutte le esperienze hanno origine dalla stessa sorgente e questo crea una minor divisione tra esperienze di dolore e di beatitudine. “C’è una specie di pace nel sapere che tutte le esperienze sono parte di tutte le altre esperienze. Non puoi separarle, come il buono dal cattivo”. Così complessivamente la vita viene caratterizzata da un modo non-duale di essere.
Tutte hanno parlato appassionatamente del voler vivere le loro vite con integrità così che niente di quello che provano interiormente rimane nascosto. Questo ha implicato cambiare carriera, cambiare comportamenti, cambiare rapporti e cambiare il modo di investire l’energia per poter vivere più congruentemente con la coscienza del vuoto interconnesso dell’esistenza.
Questo ha anche significato di non vivere ritirate ma di cercare di esprimere la loro coscienza lavorando per migliorare la condizione di sofferenza umana e le condizioni del mondo. Tutte concordano che alla fine qualcosa le costringe a non rimanere in un posto privato ma a portare la loro esperienza al di là di se stesse.
In definitiva tutte le cinque donne manifestano stabilmente una maggior attività per poter recare compassione  e pace nel mondo, mosse dal loro aumentato senso di dimorare nella coscienza non-duale, di interconnessione della vasta vuota pienezza dell’esistenza.
Paradoxica: Journal of Nondual Psychology, Vol. 3: Spring 2011

Commento: Spesso, come nel caso di queste donne intervistate (e dell’intervistatrice, chiaramente!) il salto di coscienza iniziale , la rivelazione, non è accompagnato dal necessario cambiamento di visione della Realtà. Nasce da questo un periodo di confusione che giustificherebbe gli sforzi per un lavoro di pulizia e integrazione. Chi ha compiuto il Riconoscimento sa invece che la radice dei nostri problemi sta proprio in questo continuo sforzo per migliorarsi. perchè  mantiene la mente sempre troppo attiva e al centro . Tutt’altra cosa se un analogo processo viene osservato come “avvenire da sé”: allora è SatChitAnanda in azione attraverso la tua vita (talvolta anche come Grazia). Prova a cogliere questo punto nelle testimonianze  dell'articolo. Comunque, buone montagne russe!