....I
momenti sono molto diversi, il contenuto del risveglio è uno e indivisibile.
L’illuminazione originale si diversifica pian piano senza che la sua unità
venga messa in questione. Invece per quanto riguarda questi “momenti” o
“istanti privilegiati” il loro contenuto può essere estremamente diverso.
Diciamo che appaiono sempre nella forma di una rottura improvvisa e totalmente
inaspettata. Non puoi prepararti prima per quando colpiscono senza preavviso.
Riguardo
alla qualità consueta della percezione, questi
momenti arrivano sempre con una profonda beatitudine, anche se ci sono
diverse sottili variazioni. Ma diciamo
che questi momenti di beatitudine sono tuttavia anormali e ingiustificabili
nella loro intensità, la loro limpidezza netta e il modo in cui si
differenziano radicalmente dalla percezione ordinaria, che comunque è già molto
acuta nel bambino piccolo.
Per quanto riguarda i contenuti di
queste percezioni ce ne sono migliaia; in parecchi casi svanisce la dualità primaria di “me” e “gli altri”. Indubbiamente è
questo quello che la gente oggi evoca quando parla della “fusione di soggetto e
oggetto”, un’espressione che trovo totalmente inadeguata: certamente c’è un
unione di soggetto e oggetto ma non si “fondono”, non scompaiono in qualche
genere di magma indistinguibile. Quello che è miracoloso in queste esperienze è
che, senza perdere per nulla la mia
identità, nel rimanere legittimamente quello che sono, divento il tavolo, la
stufa o la montagna, o l’intero paesaggio che, a sua volta rimane integralmente
se stesso. Se entrambi i termini
cancellassero ognuno la natura dell’altro nella fusione non ci sarebbe
alcun miracolo, non ci sarebbe niente del tutto.
Mi
sembra che questo punto sia importante perché trovo che è poco capito. Se si
crede a quello che si dice, si crede che se John diventa l’albero, l’albero, in
quanto tale venga consumato come lo è John. Ma non è così, John rimane
interamente se stesso, l’albero rimane l’albero e tuttavia c’è unione. E’ in
questa coesistenza di fusione e di mantenimento delle identità intrinseche di
entrambi le parti che sta il miracolo.
La cosa straordinaria è che due cose completamente diverse possano unirsi
veramente mantenendo, nello stesso tempo, la loro natura originale.
Normalmente
sentiamo sempre che la frattura tra ego
e non ego è una cosa più o meno oscura.
C’è una specie di frattura primitiva tra la nostra realtà interiore e il resto.
In questi “momenti” la frattura è abolita. Di nuovo non è semplicemente un’abolizione della dualità ma piuttosto
l’improvvisa comparsa di un’unità nel cuore della dualità. Da questo si
ricava l’impressione importante di una
dualità legittima e salutare.
Da
quanto ho sentito un certo numero di insegnanti insistono sulla “non dualità”.
Tuttavia, se esiste una dualità falsificante esiste anche una dualità
completamente legittima che si manifesta non solo nello spazio ma anche nel
tempo. Ordinariamente sembra che ci sia molta insistenza su una dualità
spaziale, certamente c’è quello che separa me dall’albero, ma c’è anche quello
che separa me da quello che ero o da quello che sarò, per esempio quello che mi
separa dalla mia morte.
.....Originariamente
è la nostra essenza che crea il mondo, lo spazio, il tempo, tutto sgorga dal
nostro sé più interiore. E per originariamente non intendo un origine storica,
ma istantanea, questa sorgente che è dentro di me genera il mondo
istantaneamente, adesso, produce sia la realtà percettibile che il mio spirito
e il mio corpo....Finché rimaniamo lì
siamo la centro della creazione, ma poi, sempre istantaneamente, ha luogo una
seconda creazione. E la sorgente di questa seconda creazione sono io,
personalmente, Stephen Jourdain che si dichiara il padre del mondo e se ne
assume il credito. Mentre per il primo tipo di creazione sgorgata dal mio sé
più interiore ogni cosa usciva in modo impersonale senza nessun intervento da
parte mia.
La sorgente “impersonale” è nel centro
stesso della persona, ma la chiamo impersonale nel senso che l’ego non si
appropria di nulla.....Questa falsificazione ha già luogo alla
nascita, quando il bambino emerge dal grembo materno. Così fin dall’inizio
viviamo in uno stato di allucinazione permanente, nel torrente che sgorga da
questa sorgente impura...
Prima del risveglio ero la mia identità,
quello che faceva questo e quello. Dopo il risveglio ho scoperto che ero
fondamentalmente senza identità. Una volta scoperto questo sono stato libero di assumere diverse
identità e divertirmi ma senza mai farmene catturare. Significa trattare
“me” che pensa o che fa questo o quello come una fondamentale irrealtà rispetto
a quello che sono realmente...
Si
potrebbe pensare che un tale distacco da qualunque identità possa generare una
totale indifferenza. Non è così!...la maggior parte dei risvegliati dà una
risposta inadeguata a questo. La verità è che la marea della condotta umana non solo non si esaurisce col risveglio
ma, al contrario, sgorga con maggior vigore, con la differenza che ora questo
flusso è puro.
Di
fatto avviene un fenomeno che la ragione non può spiegare:
In
altre parole, diversamente da quello che certi modi di descrivere il risveglio
fanno credere, uno non deve scegliere tra il personale e l’impersonale. E’ solo
una questione di sapere di possedere il potere miracoloso di fare senza se stesso
mantenendo contemporaneamente la sua integrità.
In
breve: più sono me più sono ogni altro!
Da: “Radical
Awakening”