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VIVERE LA VERITA - Adyashanti


Vivere la Verità è una delle cose più eccitanti e una delle maggiori sfide della spiritualità. Molti di voi sono ben consapevoli che avere qualche realizzazione spirituale e vivere quella realizzazione sono spesso due cose diverse. Il fatto che abbiamo avuto una realizzazione spirituale profonda non vuol dire necessariamente che la vivremo. Di fatto, avere anche la più profonda realizzazione della propria Vera Natura e della Realtà non è che l'inizio dell'inizio del viverla, o meglio di lasciare che quella realizzazione ti viva, che viva attraverso di te.
Quando arriviamo alla realizzazione della verità veniamo da una vita di paura, controllo, preferenze. La più prominente è che viviamo da una prospettiva di 'me e loro'. O ' noi e loro', con il noi inteso come una collezione di me (plurale), loro un'altra collezione di me (singolare) che sono una collezione di me (plurale).
In un certo senso realizzare chi siamo veramente è un inizio, l'inizio della fine e anche l'inizio dell'inizio. E' l'inizio della fine perché realizziamo che non siamo il piccolo me che abbiamo sempre pensato di essere. E' la fine del prendersi per un piccolo sé egoico. Ed è l'inizio della rivelazione di noi stessi come vuoto, puro spirito, in unità 'con' anzi meglio 'come' l'unità di ogni cosa. Questa è la realizzazione primaria. Il risveglio del risveglio, il risveglio dell’ “essere sveglio”, la consapevolezza dentro di te si risveglia a se stessa. E' dunque l'inizio della fine del vivere la propria vita partendo dal me, ma per molti non è la fine del vivere la vita dal me.Sarebbe bello, ci piacerebbe tantissimo, se bastasse la rivelazione di chi siamo per far scomparire istantaneamente il vivere la vita dal me, con le sue motivazioni, le sue paure, le sue preferenze!
Nella nostra cultura troviamo che quando abbiamo una profonda realizzazione di chi siamo, siamo immediatamente sfidati, non abbiamo tempo di rimanere tranquilli con questa realizzazione. Dobbiamo uscire di casa, affrontare i problemi pratici della vita, i problemi relazionali.... E' una continua sfida perché in ogni situazione della vita possiamo vedere se agiamo partendo da questa Verità che abbiamo realizzato o dal vecchio senso di separazione del piccolo me.
Quindi questo è l'invito del risveglio spirituale: essere quello che realizziamo di essere, perché il mondo ci chiederà di essere quello che realizziamo di essere, immediatamente. Immediatamente: incontri il droghiere, il bancomat non funziona, il capo ufficio ti urla dietro etc. ecco l'invito di essere quello che realizzi di essere.
Mi è sempre piaciuta una storiella molto semplice che raccontava il Mistico tedesco Eckhart. Stava parlando del dimorare nella rivelazione del Divino, semplice dimorare, essere quello, e diceva: “se tu fossi seduto da solo, dimorando nella rivelazione del Divino e il tuo vicino fosse affamato e avesse bisogno di una scodella di zuppa, sarebbe molto di più in armonia col dimorare nel Divino alzarti e dare al vicino una scodella di zuppa che startene seduto a dimorare nel Divino”.
In altre parole il vero dimorare nel Divino, il vero Essere, non è disconnesso da Essere nel senso di un agire, dall’Essere nel senso di fare e non solo di stare nell’Essere, dimorare senza fare (…) e l'invito è di chiudere questa distanza. Sii quello che sei, non limitarti a saperlo. Sii quello che sei, fai quello che sei, esprimi quello che sei, in ogni momento. Però sappiate che qualunque sforzo mentale di essere quello chi siamo è destinato a fallire perché ci si muove da un centro sbagliato.
L'unico modo di poter essere chi siamo nel senso di agirlo è attraverso l'amore. Allora è facile. Allora la motivazione non viene da un sistema di idee nella nostra mente, ma viene dalla pienezza nel cuore. E' un amore grande e profondo, che è quello che si risveglia quando ci risvegliamo, un amore grande e profondo per quello che è, e un amore grande e profondo per la Verità stessa. In realtà più realizziamo la Verità e più diventa un mistero. Più realizziamo la Verità e più realizziamo che non sappiamo che cosa sia. E ci ritroviamo a vivere più dall'ignoto che dal conosciuto.
Realizziamo che la Verità stessa è l’Ignoto. E meno idee abbiamo sulla Verità più questo Ignoto può muoversi in noi e manifestarsi attraverso di noi… in realtà nella pratica è molto semplice, ma è anche una sfida perché per la mente è un luogo di insicurezza.
Perché in ogni situazione, dimorando nell’Ignoto, non ci muoviamo da un punto di vista fisso. Osservate quando vi relazionate con qualcuno, anche nella conversazione più semplice, vedrete che tutti si muovono da un punto di vista fisso, cercano di comunicare dei punti di vista fissi, e quando cominciamo a muoverci dall’Ignoto è un modo del tutto diverso di relazionarci. L’Ignoto non sa che cosa è giusto e cosa sbagliato, non sa a chi dare e a chi non dare la colpa. E’ un posto sconosciuto. E’ un posto che è molto più interessato a vedere che cosa si manifesterà dall’Ignoto che non dai nostri punti di vista fissi.
Così per gli esseri umani che hanno ancora un senso di separazione questo è un luogo di insicurezza, di vulnerabilità, di incredibile apertura. C’è un abituarsi a come essere senza nessun programma precostituito. Molti di noi hanno trascorso la maggior parte della vita con una costante programmazione. Per il “me” questo darà una sensazione di grande vulnerabilità. Naturalmente se realizziamo che in realtà non c’è nessun me, non percepiremo nemmeno la vulnerabilità. La vulnerabilità è in rapporto diretto con quanto ancora credi in un sé separato. Il divario tra quello che realizziamo e quello che manifestiamo viene tenuto aperto da tutte le nostre cose irrisolte. Tutto quello che ancora non abbiamo risolto di noi tiene aperto questo divario tra Essere puro, in quiete, ed Essere in azione.
Ed è una cosa scioccante per molta gente ritornare dalla luna di miele del risveglio, dove tutto è meraviglioso: “Wow, sono libero, sono nulla, sono tutto...” E in qualche modo la vita ti dice: “Ah sei niente, bene vediamo “quanto” niente sei veramente!”Non so come mai ma non importa quanto profonda sia la nostra realizzazione la vita, per qualche ragione misteriosa, crea delle circostanze che vengono incontro a questa e ci dice “O.K. Hai realizzato questo, ora ti do l'opportunità di viverlo in azione”.
La Vita funziona così, sempre. E' come se andassimo su per una scala. E tu ti chiedi quale sarà la prossima rivelazione. Ad ogni rivelazione ti sembra che sia talmente perfetta che non verrai messo più alla prova, è nella natura stessa della realizzazione che tu ti senta in questo modo. Ma di nuovo la vita ti dà una situazione dove mettere alla prova la nuova realizzazione, dove puoi portare in manifestazione quello che hai realizzato.
Perché che bene è che questa realizzazione sia solo per te? La vita la vuole anche per sé. E dopo che hai messo in pratica la nuova realizzazione ne scoprirai una ancora più profonda e di nuovo la vita ti metterà alla prova sfidandoti a manifestarla nella pratica. Ti darà sempre questa opportunità, è così che funziona.
Ed ogni volta che veniamo sfidati abbiamo la tendenza a indietreggiare, perché se accettiamo la sfida sappiamo che ci ritroveremo di nuovo nell'Ignoto, e che perderemo il controllo delle situazioni, della nostra vita, dei nostri rapporti. Quindi è sempre un invito a lasciar andare tutto quello a cui ancora ci attacchiamo perché non possiamo essere la Verità e non lasciar andare quello a cui siamo attaccati.
Noterete che non vi sto dicendo “come fare” ad essere quello che realizzate, vi sto solo dicendo “come funziona”, che la vita ci dà sempre un'opportunità di essere e manifestare quello che realizziamo. E se siamo ancora bloccati in qualche elemento del sé separato, verrà visto come una sfida, un fardello. Ma pian piano vedremo che non è realmente un fardello, è come funziona la vita, la vita vuole che quello che realizziamo sia immesso nella vita, la vita ha bisogno della Verità.
Ed è proprio questo che mantiene la faccenda molto interessante perché quando moriamo in questo e ci lasciamo andare, ci rendiamo conto che tutte le catastrofi hanno sempre funzionato così e allora il nostro rapporto con la vita cambia, perché il nostro rapporto con la vita è un qualcosa di straordinariamente positivo. Così quando la vita ci chiederà di essere quello che realizziamo non andremo più in pezzi, ci lasceremo andare sempre di più e la Vita ci darà quello di cui abbiamo bisogno per esserlo pienamente.
Così ho trovato che nel chiudere il divario tra quello che realizziamo e come siamo, dall'Essere al manifestarlo nei fatti, è in realtà l'Amore che annulla questo divario, certamente non è la volontà personale. E' l'opposto della volontà personale, è un'assenza di volontà. E' un trovare continuamente dentro di noi quel sì, il più profondo sì a Quello che è. Ed è per me una grande gioia sentire dalla gente nelle loro lettere e condivisioni private come trovino questo sì nelle situazioni più incredibilmente difficili. Quello che ho sentito negli anni è così sorprendente, così sorprendente e gratificante. Dove la gente può trovare questo sì e quando lo trovano come questo trasformi tutto quello che accade in loro e nella loro vita. E' sorprendente il potere di quel Mistero quando gli diciamo veramente di sì. Sì a Quello che è, così come è, sì a questa vita - perché ho scoperto che la maggior parte ha più paura di vivere che di morire. Hanno sì paura di morire ma molto più di vivere, di buttarsi completamente in questa catastrofe, in questa sorprendente, meravigliosa catastrofe chiamata vita.
E' un'avventura sorprendente. Siamo qui mentre siamo l'Eterno, quello che non può mai morire, che sarà sempre, e abbiamo questa esperienza chiamata nascita, vita e morte. Rimanendo nel contempo sempre quello che siamo.
Rimanere quello che siamo mentre abbiamo questa esperienza, avere la volontà di avere questa esperienza, averla veramente, perché in realtà non c'è nulla che nasce vive e muore ma c'è realmente quest'esperienza di nascita, vita e morte, ed è un'esperienza molto potente. E trovare che dentro al nostro essere spirituale c'è sempre stato un grande sì a questa esperienza di nascita vita e morte.
E tutti abbiamo questa esperienza perché la vogliamo.