A.H.Almaas- ESSERE IL TESTIMONE
Questo costante sfondo di coscienza è sempre
consapevole di quello che accade nel processo della vita senza esservi
coinvolta, anche se la coscienza personale talvolta diventa così coinvolta in
quello che accade da perdersi.
Improvvisamente, una vastità al di là di ogni
comprensione. Non percepisco questa
vastità, ma la riconosco come la mia stessa identità. Mentre faccio
esperienza di questo identità, imparo molto su quello che veramente sono quando
non sono intrappolato nei particolari della mia vita e storia personale. Posso
essere presente come esistenza personale, o posso trascendere ogni esperienza
personale. Allora sono il testimone di
sfondo, immutabile, che si è rivelato nel mezzo della mia esperienza
personale, in intuizioni e suggestioni, comprensioni improvvise. Ora questa
consapevolezza si rivela pienamente, come il testimone universale.
Faccio esperienza di me come al di là di
qualunque cosa, letteralmente qualunque cosa, e non solo ogni cosa della mia
vita personale. Sono il testimone
silenzioso, vasto a immutabile, al di là dello spazio e del tempo. Sono assolutamente immobile, totalmente non
coinvolto, ma completamente consapevole. Questo dimostra direttamente che non
ho bisogno di essere libero o illuminato. Sono sempre libero, lo sono
sempre stato e sempre lo sarò.
Inoltre non posso venire intrappolato, perché
la mia identità è la coscienza totalmente disidentificata. Posso vedere la mia
vita personale come un dramma in cui non
ho bisogno di essere coinvolto. E' come un film che ha un inizio e una fine, ma
non è me. Mi sento distante da ogni cosa, ma acutamente consapevole di tutto.
Sono lo spazio silenzioso, totalmente vuoto
ma contenente ogni cosa. Il
riconoscimento, che è una percezione diretta, è che tutto è in me. Il
corpo, l'universo, l'essenza, la personalità, ogni cosa che possa diventare un
oggetto di percezione, non è me, ma è in me. Io sono pura coscienza, puro
testimoniare, dove ogni cosa appare e scompare.
La percezione è quella di essere un vuoto
senza fine, così vasto che l'intera esistenza è una piccola manifestazione
dentro di esso, vista, nei suoi caratteri generali, come un fiume di immagini
in costante flusso. La coscienza è consapevole di se stessa come il
testimoniare qualunque cosa senza essere coinvolta in nulla.
Non è
uno spazio di non-mente ma, anche se è al di là del pensiero e della mente, la
mente può continuare ad esistere al suo interno.
Da:
"Luminous Night's Journey"
Jean Klein -LIBERAZIONE
Studente: Durante questa permanenza (in India)
c'è stato un momento di illuminazione?
Jean Klein: Sì, è stato un totale spostamento
dallo stato residualmente condizionato allo stato incondizionato. La
consapevolezza si è espansa completamente e mi sono sentito nella globalità.
S: Era mai successo prima?
K: No. Ci sono stati dei momenti di
intuizione, ma questo è stato più che un'intuizione. Non c'era un tornare
indietro. Ho trovato il mio terreno-supporto reale.
S: Hai saputo in quel momento che sarebbe
stato stabile o l'hai scoperto nei giorni seguenti?
K:
Data la qualità del cambiamento, non c'era alcun dubbio che non sarei più stato
soggetto alla dualità, e questo è stato confermato nei giorni e nelle settimane
seguenti. Ho sentito una rettificazione
nel mio corpo e nel mio cervello, come se tutte le parti avessero trovato
il loro giusto posto, la loro posizione più comoda. Vedevo tutti gli eventi apparire
spontaneamente nel non-stato, nella mia totale assenza, la mia reale presenza.
S: Potresti dire quali erano le condizioni
esatte, fisiche e mentali, prima di quel momento?
K: Per due anni c'era stato un ritirarsi di tutta l'energia normalmente
impegnata nel divenire, così che quando alcuni uccelli attraversavano il
mio orizzonte, invece che di perdermi in loro, erano loro a perdersi in me e io
mi ritrovavo nella consapevolezza libera da qualunque oggetto.
Questa volta quando ammiravo degli uccelli,
si dissolvevano nel mio ammirare, nella presenza. E l'ammirare si dissolveva
nell'ammirato. Prima che gli uccelli apparissero ero rimasto in uno stato
profondo e prolungato di essere aperto all'apertura. Ora mi ritrovavo COME l'apertura stessa, identico con l'apertura.
L'apertura era il mio essere. Non c'era più dualità.
S: C'erano altre differenze tra questa volta
e le altre quando avevi osservato degli uccelli?
K: Prima c'era un osservatore che guardava
qualcosa. Questo invece era un momento in cui c'era solo il guardare senza uno che guardasse. Precedentemente era
stata la mia natura di vivere nelle pura percezione degli oggetti, non vivere
nella mente divisa. Per lungo tempo avevo ignorato il sorgere di tutte le
qualificazioni.
S: Ignorato?
K: Appartiene all'approccio tradizionale, e
anche a quello del mio maestro, di non rifiutare mai o indulgere nell'insorgere
di qualificazioni, ma di ignorarle e alla fine dimenticarle, di non cercare la
libertà né evitare la non-libertà. La
mente semplicemente ha cessato di giocare un ruolo se non uno puramente
funzionale.
S: Come è diversa la tua vita ora?
K: Non c'è più identificazione con lo spazio
e il tempo, col corpo, i sensi e la mente. Tutti gli eventi accadono nella
consapevolezza.
S: I tuoi rapporti sono cambiati?
K: Non ci sono più rapporti. Poiché non c'è
più un "Io" non c'è neanche un altro, con cui entrare in rapporto.
S: Questo stato non duale può venire
descritto?
K: E'
l'amore quando la mente si dissolve nell'amore.
Il ricercatore è quello che sta cercando ed è
sempre molto, molto vicino.
Da "Transmission of the Flame"