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LA "MIA" ILLUMINAZIONE - Karl Renz


D: Che cos'è l'illuminazione?

R: Il riconoscimento spontaneo di essere precedente a "Nulla e Tutto". Interamente impreparato malgrado la ricerca e non per essa. E' la rivelazione dell’ "Eterno Adesso"."
L'assenza del "me" e quindi l'assenza di ogni concetto di separazione o unione, nascita e morte, Dio e il mondo, andare e venire.
L'Assoluto è consapevole di Sé Stesso e quindi è quello che è. Pura conoscenza di Sé, nel riconoscimento che tutto quello che è conoscibile è falso.
La morte assoluta del tempo e di tutto quello che sembra essere nel tempo.
Ciò include anche quello che ho appena detto riguardo all'illuminazione.
Queste parole sono solo un'indicazione di quello che non richiede conoscenza o illuminazione per essere quello che è. Ed è quello che "tu" sei:
ESSERE assoluto in imperturbabile armonia.

D: Come è iniziata la tua ricerca dell'illuminazione?

R: Già da bambino vedevo una divisione assoluta nelle esperienze. Un momento ero completamente distaccato e in perfetta armonia con il mondo, nel momento successivo ero nella depressione più profonda, col desiderio di dissolvermi, morire. Celestialmente felice, triste da morire. Naturalmente volevo rimanere solo nelle esperienze piacevoli, quindi è iniziata la ricerca su come riuscirci. Non cercavo la verità o l'illuminazione, ma la felicità senza limiti, la fine della sofferenza.

Così è iniziata la ricerca nel mondo per gli strumenti adatti a questo scopo.
Prima il sesso, ma l'esperienza soddisfacente dell'orgasmo era solo temporanea. Poi con le droghe che possono creare uno stato di libertà dalla sofferenza. Ma dopo che il loro effetto svanisce c'è ancora più sofferenza.
Anche l'affetto e l'amore degli amici e della famiglia persero significato quando riconobbi che il mio benessere non dipendeva dal loro comportamento. Poi ho iniziato a leggere libri esoterici, di religione, sciamanesimo, magia e per molto tempo sono rimasto affascinato da Castaneda e  Don Juan e l'idea della libertà.
Alla fine degli anni settanta cominciai a diventare consapevole spontaneamente, in sogno, di stare sognando. Mi ero ricordato della tecnica di Don Juan di osservarsi le proprie mani in sogno. Così sollevai le mani e cominciai a investigare. Improvvisamente si risvegliò in me qualcosa che era rimasto dormiente e in questo risveglio prima le mie mani e poi tutto il mio corpo cominciarono a dissolversi.

Riconobbi la morte. E in questo riconoscimento insorse un'improvvisa paura.
Cominciai a combattere per la mia vita come non avevo mai fatto. Una forza inspiegabile stava per estinguermi in quello che alla mia percezione sembrava un infinito nero nulla. E anche quando mi svegliai sul letto la lotta continuò.
Poi, dopo ore, ci fu un'improvvisa accettazione di questa estinzione e quello che prima era un nulla oscuro divenne una luce radiosa, e io ero quello, una luce che brillava da sé. Dopo quello che sembrò un'eternità, lentamente, questa luce divenne di nuovo una normale percezione di Karl e del mondo.

Tutto sembrava essere come era prima di questa esperienza, ma la percezione era completamente distaccata da quello che veniva percepito.
Una distanza e alienazione totale verso il mondo. Il mio solo pensiero fu: "questa non è casa mia". Il "mio" si era perso nell'assenza di io.
Con questo risveglio alla coscienza cosmica cominciò il processo di dissoluzione del concetto di "Karl". Nella consapevolezza della falsità e della qualità di sogno delle esperienze fu solo questione di tempo prima che la storia personale, e con essa la storia dell'universo, venissero bruciate nel fuoco di questa consapevolezza.
Questo processo dalla "coscienza individuale alla coscienza cosmica", dalla coscienza personale a quella impersonale, che viene chiamato illuminazione, è sempre unico e non può venire ripetuto o imitato. Come c'è solo un Essere assoluto, così ogni esperienza è assolutamente unica. Per un lungo periodo, circa 15 anni, questa coscienza impersonale fu la mia casa.

Ero un NULLA vagante. Completamente identificato con questo NULLA. Il possessore di NULLA. Il piccolo "io" era diventato molto grande, un NULLA sopradimensionato. Lo sfondo che considerava la superficie un'illusione. Un'illusione che vedeva un'altra illusione. Il cosiddetto testimone. La saggezza che diceva "io sono NULLA".

C'era apparentemente qualcosa che considerava questo "non essere" un vantaggio, e di conseguenza c'era una paura subliminale di perdere questo vantaggio di chiarezza. Finché, a metà degli anni 90', da un momento all'altro, venne il riconoscimento assoluto, in forma di semplice intuizione, di un piccolo Aha!, di essere quello che è.
Di essere quello che non può essere, né mai lo è stato, altro che il Sé. Il Sé è e nient'altro che il Sé è, ed è un'Assoluta Accettazione che era lì da sempre.
L'Assoluto "E' " sempre, sia nell'esperienza personale che in quella impersonale il Sé Assoluto, e non ha mai avuto il bisogno di alcuna illuminazione. Il Sé è sempre già realizzato e quello che appare come coscienza nella realizzazione non realizzerà mai se stessa. In questo senso non c'è mai stato un non illuminato e quindi nessuna necessità di illuminazione.

D: E' cambiato qualcosa da quando hai scoperto la verità?

R: La cosa fondamentale è che non c'è la MIA o la TUA vita, né c'è mai stata.
Quello che è e che soltanto è, né vive né non vive. La cosiddetta vita cambia continuamente. Il sogno e i suoi stati di sogno sono in continuo cambiamento: il corpo, il mondo in cui appare, i suoi comportamenti. Ma comunque sia lo spettacolo era, è e sarà sempre quello che è. Nelle infinite variazioni, nella realizzazione eterna del "Reale". Una pace indisturbata dell'essere. E io sono Quella.

D: Hai avuto un maestro?

R: No, non l'ho avuto. E perché quello che è fuori dal tempo diventi consapevole di sé non si richiede nulla che sia nel tempo. E' sempre un risveglio spontaneo, non causato. Riconosce se stesso non a causa di, ma a dispetto di quello che appare e scompare nel tempo. Il Sé è l'unico Maestro che io conosca. Si realizza nel perdersi e nel ritrovarsi. E' il maestro e il discepolo stesso. Il Sé rivela se stesso a se stesso, nella sua onnipresenza, nell'eterno Adesso.

D: Puoi dire qualcosa della morte, alcuni maestri dicono "muori prima di morire"?

R: La sola morte possibile è quella dell'ego (cioè dell'idea di separazione). E la domanda è: può qualcosa che non esiste morire? Come può morire quello che è solo un'apparenza? Con che cosa può scomparire la bugia di ritenersi separati? Per chi o per che cosa se ne deve andare "quello che non è"? Solo nell'assoluta auto-conoscenza di essere quello che è, e quindi nient'altro che un essere inseparabile, di essere la Verità e nient'altro che la Verità, il Sé e nient'altro che il Sé. Dove la Verità percepisce solo se stessa nella percezione, dove solo quello è ciò che sei, dove il sogno e il sognatore sono uno nell'Assoluto.

Per l'Assoluto non se ne deve andare nulla perché l'Assoluto è l'unica realtà e l'ego solo un'ombra fuggevole vuota di realtà nell'eterno Adesso.

Fonte: intervista del 13/08/01. puoi trovare numerose trascrizioni italiane dei suoi satsang in http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/renz2.htm .