D: Che
cos'è l'illuminazione?
R: Il riconoscimento spontaneo di essere
precedente a "Nulla e Tutto". Interamente impreparato malgrado la ricerca e non per essa. E' la rivelazione dell’
"Eterno Adesso"."
L'assenza
del "me" e quindi l'assenza di ogni concetto di separazione o unione,
nascita e morte, Dio e il mondo, andare e venire.
L'Assoluto
è consapevole di Sé Stesso e quindi è quello che è. Pura conoscenza di Sé, nel
riconoscimento che tutto quello che è conoscibile è falso.
La morte assoluta del tempo e di tutto
quello che sembra essere nel tempo.
Ciò
include anche quello che ho appena detto riguardo all'illuminazione.
Queste parole sono solo un'indicazione
di quello che non richiede conoscenza o illuminazione per essere quello che è. Ed
è quello che "tu" sei:
ESSERE
assoluto in imperturbabile armonia.
D: Come
è iniziata la tua ricerca dell'illuminazione?
R: Già
da bambino vedevo una divisione assoluta nelle esperienze. Un momento ero
completamente distaccato e in perfetta armonia con il mondo, nel momento
successivo ero nella depressione più profonda, col desiderio di dissolvermi,
morire. Celestialmente felice, triste da morire. Naturalmente volevo rimanere
solo nelle esperienze piacevoli, quindi è iniziata la ricerca su come
riuscirci. Non cercavo la verità o l'illuminazione, ma la felicità senza
limiti, la fine della sofferenza.
Così
è iniziata la ricerca nel mondo per gli strumenti adatti a questo scopo.
Prima
il sesso, ma l'esperienza soddisfacente dell'orgasmo era solo temporanea. Poi
con le droghe che possono creare uno stato di libertà dalla sofferenza. Ma dopo
che il loro effetto svanisce c'è ancora più sofferenza.
Anche
l'affetto e l'amore degli amici e della famiglia persero significato quando
riconobbi che il mio benessere non dipendeva dal loro comportamento. Poi ho
iniziato a leggere libri esoterici, di religione, sciamanesimo, magia e per
molto tempo sono rimasto affascinato da Castaneda e Don Juan e l'idea della libertà.
Alla
fine degli anni settanta cominciai a diventare consapevole spontaneamente, in
sogno, di stare sognando. Mi ero ricordato della tecnica di Don Juan di
osservarsi le proprie mani in sogno. Così sollevai le mani e cominciai a
investigare. Improvvisamente si risvegliò in me qualcosa che era rimasto
dormiente e in questo risveglio prima le mie mani e poi tutto il mio corpo
cominciarono a dissolversi.
Riconobbi
la morte. E in questo riconoscimento insorse un'improvvisa paura.
Cominciai
a combattere per la mia vita come non avevo mai fatto. Una forza inspiegabile
stava per estinguermi in quello che alla mia percezione sembrava un infinito
nero nulla. E anche quando mi svegliai sul letto la lotta continuò.
Poi,
dopo ore, ci fu un'improvvisa
accettazione di questa estinzione e quello che prima era un nulla oscuro
divenne una luce radiosa, e io ero quello, una luce che brillava da sé. Dopo
quello che sembrò un'eternità, lentamente, questa luce divenne di nuovo una
normale percezione di Karl e del mondo.
Tutto
sembrava essere come era prima di questa esperienza, ma la percezione era
completamente distaccata da quello che veniva percepito.
Una
distanza e alienazione totale verso il mondo. Il mio solo pensiero fu:
"questa non è casa mia". Il "mio" si era perso nell'assenza
di io.
Con
questo risveglio alla coscienza cosmica cominciò il processo di dissoluzione
del concetto di "Karl". Nella consapevolezza della falsità e della
qualità di sogno delle esperienze fu solo questione di tempo prima che la
storia personale, e con essa la storia dell'universo, venissero bruciate nel
fuoco di questa consapevolezza.
Questo processo dalla "coscienza
individuale alla coscienza cosmica", dalla coscienza personale a quella
impersonale, che viene chiamato illuminazione, è sempre unico e non può venire
ripetuto o imitato. Come c'è solo un Essere assoluto, così ogni
esperienza è assolutamente unica. Per un lungo periodo, circa 15 anni, questa
coscienza impersonale fu la mia casa.
Ero un NULLA vagante. Completamente
identificato con questo NULLA. Il possessore di NULLA. Il piccolo
"io" era diventato molto grande, un NULLA sopradimensionato. Lo
sfondo che considerava la superficie un'illusione. Un'illusione che vedeva
un'altra illusione. Il cosiddetto testimone. La saggezza che diceva "io
sono NULLA".
C'era
apparentemente qualcosa che considerava questo "non essere" un
vantaggio, e di conseguenza c'era una paura subliminale di perdere questo
vantaggio di chiarezza. Finché, a metà degli anni 90', da un momento all'altro,
venne il riconoscimento assoluto, in forma di semplice intuizione, di un
piccolo Aha!, di essere quello che è.
Di essere quello che non può essere, né
mai lo è stato, altro che il Sé. Il Sé è e nient'altro che il Sé è, ed è
un'Assoluta Accettazione che era lì da sempre.
L'Assoluto
"E' " sempre, sia nell'esperienza personale che in quella impersonale
il Sé Assoluto, e non ha mai avuto il bisogno di alcuna illuminazione. Il Sé è
sempre già realizzato e quello che appare come coscienza nella realizzazione non
realizzerà mai se stessa. In questo senso non c'è mai stato un non illuminato e
quindi nessuna necessità di illuminazione.
D: E'
cambiato qualcosa da quando hai scoperto la verità?
R: La
cosa fondamentale è che non c'è la
MIA o la TUA
vita, né c'è mai stata.
Quello
che è e che soltanto è, né vive né non vive. La cosiddetta vita cambia
continuamente. Il sogno e i suoi stati di sogno sono in continuo cambiamento:
il corpo, il mondo in cui appare, i suoi comportamenti. Ma comunque sia lo
spettacolo era, è e sarà sempre quello che è. Nelle infinite variazioni, nella
realizzazione eterna del "Reale". Una pace indisturbata dell'essere. E io sono Quella.
D: Hai
avuto un maestro?
R: No,
non l'ho avuto. E perché quello che è fuori dal tempo diventi consapevole di sé
non si richiede nulla che sia nel tempo. E' sempre un risveglio spontaneo, non
causato. Riconosce se stesso non a causa di, ma a dispetto di quello che appare
e scompare nel tempo. Il Sé è l'unico Maestro che io conosca. Si realizza nel
perdersi e nel ritrovarsi. E' il maestro e il discepolo stesso. Il Sé rivela se
stesso a se stesso, nella sua onnipresenza, nell'eterno Adesso.
D: Puoi
dire qualcosa della morte, alcuni maestri dicono "muori prima di
morire"?
R: La sola morte possibile è quella dell'ego
(cioè dell'idea di separazione). E la domanda è: può qualcosa che non esiste
morire? Come può morire quello che è solo un'apparenza? Con che cosa può
scomparire la bugia di ritenersi separati? Per chi o per che cosa se ne deve
andare "quello che non è"? Solo nell'assoluta auto-conoscenza di
essere quello che è, e quindi nient'altro che un essere inseparabile, di essere
la Verità e
nient'altro che la Verità,
il Sé e nient'altro che il Sé. Dove la Verità percepisce solo se stessa nella percezione,
dove solo quello è ciò che sei, dove il sogno e il sognatore sono uno
nell'Assoluto.
Per
l'Assoluto non se ne deve andare nulla perché l'Assoluto è l'unica realtà e
l'ego solo un'ombra fuggevole vuota di realtà nell'eterno Adesso.
Fonte: intervista del 13/08/01. puoi
trovare numerose trascrizioni italiane dei suoi satsang in http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/renz2.htm
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